Bruto II è una tragedia sulle idi di marzo scritta da Vittorio Alfieri e pubblicata nel 1789. È una delle ultime tragedie alfieriane ed ha origine dalle letture di Plutarco. Bruto Marco Giunio, pretore,fervido sostenitore delle libertà repubblicane, apparteneva alla setta degli Stoici e fu uno degli organizzatori della congiura contro Cesare, reo di non rinunciare al proprio potere assoluto a favore della repubblica di Roma. Cesare caduto a terra sotto i colpi dei congiurati vedendo anche Bruto con il pugnale insanguinato gli disse : « Figlio.... e tu pure?...Io moro... » Nel personaggio di Bruto pervade un conflitto interiore per la consapevolezza che Cesare fosse il padre e che gli avesse perdonato di aver combattuto contro Roma nella battaglia di Farsalo. « .. È spento di Roma il re; grazie agli Iddii sen renda...Ma ucciso ha Bruto il proprio padre;... ei mertada voi la morte... E viver volli io forse?.... » La scena si svolge dapprima al Tempio della Concordia, poi presso la Curia di Pompeo in Roma. Il cambiamento viene annunciato nel corso della tragedia, alla fine della prima scena del primo atto, quando Cesare invita i presenti a riunirsi all'alba seguente: « Al sol novello, lungi dal Foro, e senza armate scorte che voi difendan dalia plebe, o dunque, entro la Curia di Pompeo invito... »
Il conte Vittorio Amedeo Alfieri (Asti, 16 gennaio 1749 – Firenze, 8 ottobre 1803) è stato un drammaturgo, poeta e scrittore italiano.
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