La 'ndrangheta ancora oggi non è racconta a dovere dalla maggior parte dei medium nostrani, che tante volte non seguono manco i processi più imponenti, dove in aula ci sono milioni di euro ma soprattutto migliaia di vite condizionate da questa mafia di 'ndrine. Lo scrittore e giornalista Catozzella, per esempio, l'ha recentemente raccontato e raccontata in “Alveare”. In “Le radici della 'ndrangheta”, invece, dove la lettura del Brigantaggio fare rizzare la pelle ai soliti finto progressisti e chiccosi di turno, nonostante gli autori Andrigo e Rozza abbiano purtroppo ceduto a qualche sirena della superficialità, l'approccio e più con l'humus sociale dentro il quale questa malavita è divenuta gigante. Mario Andrigo, che svolge il ruolo di sostituto procuratore proprio in Calabria, con Lele Rozza partono appunto da lontano per spiegare quanto la 'ndrangheta, in origine era per esempio “la picciotteria”, si sia formata e poi sia diventa pianta malefica nel bel mezzo della vita normale e di soprusi di contadini e pastori flagellati persino quotidianamente dai dominanti di stampo borbonico e sempre stranieri in sostanza. Da qui, insomma, esplode il fenomeno locale. Circostanziato a territori precisi e ben precisi. Fino a farsi potenza multinazionale. La tesi di fondo del saggio, dunque, è che la nascita e l'adolescenza e la maturità della 'ndrangheta sono da studiare ovviamente ambientate nel contesto storico e sociale di sopraffazioni e lotte di decenni or sono. E, infine, di sopraffazioni e servilismi tutti odierni e moderni. “Perché le mafie affondano le loro radici prima che nel territorio, prima che nella propria forza economica e addirittura militare, nel silenzio che le circonda, nell'impunità di cui godono, nell'indifferenza, quando non connivenza, in cui operano”. Fondi pubblici e comunitari. Eco-mostri. Porti turistici abbandonati. E fabbriche che non hanno mai funzionato. “Tra stralci di intercettazioni, sentenze, deposizioni”: nel malcostume la mafia trova sale vitale. Con personaggio che sono testimonianza carnale. Lo sguardo è naturalmente impietoso. In uno dei segmenti dell'opera, spazio ai legami di sangue, settore d'indagine che serve affrontare per comprendere più attentamente. E il lavoro di Andrigo e Rozza nel complesso è contributo alla comprensione.
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