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lunedì 4 luglio 2011

Latte di Christian Raimo (Minimum Fax)











Conosco e apprezzo Christian Raimo (classe 1975) da parecchio tempo e devo dire che l’ho seguito da sempre lungo i crinali delle sue poderose uscite scritturali (brevi quasi fantasmatiche) da Liberatura a Elliot-narrazioni sino ad Accattone - Cronache romane, etc. Ho letto e ho gustato le sue traduzioni per Minimum Fax di Charles Bukowski e David Foster Fallace. Lo leggo puntualmente su Il Manifesto, il Sole 24 Ore e Rolling Stone. E devo confessare che la scelta della casa editrice romana, di riproporre Latte che ormai in tanti hanno letto e che ora incontrerà di sicuro il favore di nuovi utenti, mi fa davvero piacere. Posso solo dire che Latte ha rappresentato un piccolo gioiello , una “piccola cosa preziosa” che ha segnato una generazione, che ha mostrato senza remore una scrittura stupefacente, e che con gli occhi dell’oggi ha messo sul “tavolo” otto racconti sulla difficoltà di vivere passaggi esistenziali all’interno della propria vita, che spesso si rivelano giochi crudeli del destino. Da non perdere.

“Dovrei aspettare una telefonata. Ossia, sto aspettando una telefonata. Ma non vivo uno stato d’attesa come forse dovrei. Dovrei aspettare. Mettermi qui e riflettere, articolare ciò che devo dire, calcolare le reazioni, sviscerare gli impulsi. Prima di pranzo ho sentito mia madre ieri. Né a lei né a papà ho detto niente della telefonata che aspetto. Mia madre mi ha parlato della nuova donna delle pulizie che va da lei due volte a settimana. Ha un anno in meno di lei. È stata lasciata dal marito, e da qualche mese si è messa a fare le pulizie per le case. Sono poche volte che viene, ma già le ha raccontato tutta la sua vita, e mia madre non sa se è giusto darle tutta questa confidenza. In questi casi chiede sempre a me. Io le dico quello che penso, e lei si convince delle sue opinioni. La prossima volta, ha detto che la inviterà a un incontro degli alcolisti anonimi. Io volevo fare presente a mia madre che non può invitare tutta la gente che conosce agli alcolisti. anonimi, soprattutto se non sono alcolisti, ma è arrivato un avviso di chiamata e l’ho dovuta salutare. Silvia. Silvia mi ha chiesto se volevo andare a fare colazione con lei. Ho guardato dalla finestra più grande della casa. Il profilo dei palazzi del mio quartiere non assomiglia a niente. Ho detto che andava bene. Poi ho cominciato a raccontarle la storia delle due rane. Una vuole diventare un pesce e tutti i giorni si mette a fare immersioni sott’acqua, e l’altra vuole diventare un mammifero e si fa delle grandi passeggiate nei boschi. Ma poi aveva lei un avviso di chiamata, e ci siamo dati appuntamento al bar.”

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