A pochi mesi di distanza dal conferimento del Premio Nobel per la letteratura a Mario Vargas Llosa nel dicembre 2010, Einaudi pubblica il discorso pronunciato dallo scrittore peruviano a Stoccolma. Una dissertazione sull'importanza della lettura e della finzione nel progresso della storia dell'umanità, un panegirico alla letteratura e al ruolo che questa occupa nel processo di emancipazione dallo stato animale a quello tipicamente umano, dalla tirannia alla democrazia, dalla schiavitù alla libertà. Mario Vargas Llosa ripercorre le tappe più importanti della sua vita riuscendo a estrarne alcuni momenti salienti per il valore e il peso che questi hanno avuto nella sua vita e collegandoli a temi più ampi, anche di stretta attualità, come la libertà, il terrorismo, la Patria ecc.. Un viaggio che ha come filo conduttore l'amore per la scrittura e per la lettura, atti distinti ma indissolubilmente legati, per la capacità tutta umana di saper inventare storie, di fissarle su quel magico supporto che è il libro e di farle girare per il mondo fino a farle diventare patrimonio esclusivo dell'umanità intera e non solo di chi ha compiuto quello splendido atto di creazione. Letteratura come mezzo per vivere meglio, per uscire dai limiti imposti dalla realtà, vivere altri mondi e come stimolo e impegno a migliorare la propria condizione, singolare e collettiva. Letteratura come arma di difesa e ribellione da ogni forma di tirannia, da ogni tentativo di repressione delle libertà. Letteratura come strumento di fratellanza universale e che rende ogni uomo cittadino del mondo: a questo proposito, bellissimo e incredibilmente odierno il passo in cui, l'autore scrive: “..assieme alla religione (inteso come fanatismo religioso, nda), il nazionalismo ha rappresentato le causa delle peggiori carneficine della storia..non bisogna confondere il cieco nazionalismo e il suo rifiuto dell' “altro”, sempre seme di violenza, con il patriottismo, sentimento sano e generoso..”. Insomma, un opuscolo da leggere continuamente e da far leggere a tutti per ricordare quanto conta la cultura per l'umanità, in un'epoca in cui è l'ignoranza a fungere da oppio dei popoli.
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