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domenica 22 maggio 2011

Dieci piccoli passi di Francesco Pierucci (La Gru). Intervento di Paolo Merenda












Trovo che questi dieci racconti siano accomunati, anche se in modo invisibile. L’autore partenopeo, Francesco Pierucci, riesce infatti a darci dieci perle con dei personaggi così simili ma anche così diversi. Tutti, dal protagonista di Elì, Elì, lamà sabactanì?, alla scrittrice di Alex, fino al bambino down di Diverso, sono le facce della stessa medaglia. Una medaglia che raffigura la solitudine. Solitudine che traspare dai matrimoni finiti male, come in Dieci piccoli passi, racconto finale che dà il nome a tutta la raccolta, o da quella pura e semplice di Igor Taransky, passando per tutti gli altri. Ma è solitudine che, in più di un caso, dà forza e voglia di reagire. Nell’arco di questa ottima raccolta di racconti, si fanno spazio vari personaggi, ognuno in grado di reggere la scena grazie alla buona caratterizzazione che fa l’autore, in grado davvero di dar vita ai suoi personaggi, cosa non da tutti. L’intreccio delle storie risulta a volte palese fin dai primi capoversi, come in Ninfee, ma anche quando il finale appare scontato, la trama sopperisce alla mancanza dell’incertezza. Tiene incollato il lettore grazie allo stile, spesso semplice, anche se non disdegna quello ricercato, quando vanno in scena personaggi adatti, come Augusto Foore di Ius eligendi sepulcrhum. Dimostra, infine, di riuscire a trattare anche temi scottanti, della sua (e mia) Napoli, nel racconto dal fortunato titolo Clint Eastwood. La vittoria del sedicenne protagonista nella “sfida” con il boss fotografa bene la situazione degli ambienti malavitosi, e riesce in questo senza essere solo il cronista di una storia di spaccio di droga, ma uno scrittore vero, che aggiunge particolari di fantasia utili all’economia della storia, realizzando un mix ottimale. L’impressione lasciata da tutti i racconti è così: pur affrontando temi reali, dalla pedofilia alla malavita, passando per un bambino “diverso”, riesce a dare un tocco artistico che si avverte durante la lettura e che trasmette buone sensazioni anche quando il libro viene riposto nello scaffale.

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