Nella Val Pellice come se si fosse in ogni parte del mondo infestata dagli interessi privati che lavorano contro l'etica. Da questo spunto, evidentemente, prende le mosse il brioso e coinvolgente romanzo dello scrittore francese, di stanza tanto in Francia quanto in Italia, Serge Quadruppani. Autore che, però in veste di curatore per l'editore Metailié, ha portato a Parigi una lista di penne italiane di qualità e 'attuali'. L'ultima volta che l'abbiamo sentito esprimersi, tra l'altro fu proprio a fianco di De Cataldo in una delle edizioni della Fiera di Torino; la cornice era proprio un Lingotto zeppo di sporcizia qualunque ma capace persino di presentare momenti di grande interesse, tipo appunto la riflessione Quadruppani – De Cataldo. Ma torniamo al moderno, come capiremo dall'ipotesi spesso viste e riviste per dire in alcuni saggi di Antonio Pascale, per sentire meglio questo “La rivoluzione delle api”. Già valorizzato da un titolo, per giunta, perfetto. Dove per esempio potremmo rintracciare, per dire, la preziosa consulenza dell'attenta Maddalena Cazzaniga, molto probabilmente (visto il bell'aiuto su Nina dei lupi, insomma). Insomma nelle valli del Piemonte, dove per caso passa una coppia di commissari, uno dei due già pensionato – il marito, ecco una delle tante multinazionali, come si diceva, del Pianeta. Una di quelle entità, insomma, che ben non si riesce a comprendere se nascono e vivono per il bene della collettività, oltre dunque l'interesse stesso indubbiamente e giustamente particolare, oppure contro ogni proprietà di valore e di bene comune delle stesse comunità della Terra. E poi se ci piazzi servizi segreti deviati, che più che deviare anzi indirizzano, con la scusa solita e ritrita del terrorismo condito da “eco-terrorismo”, la trama diventa di forte impatto cronachistico, potremmo dire, quanto soprattutto legata a una lista di peccati del genere umano e che lo stesso genere non riesce a staccarsi di dentro. Vedi insomma il 'vendersi'. Come la superbia. Epperò in questo piccolo ambiente che pensa alle montagne circostanti, sono addirittura scomparse le belle apine. Quelle figlie del mondo che permettono al mondo di sopravvivere. Ma perché? In questo perché, è da spiegare, entra in scena l'attività del commissario antimafia Simona Tavaniello. Casualmente di passaggio nelle vallate. E che casualmente si farà fregare per il tempo necessario la pistola d'ordinanza dalla quale nascerà il primo omicidio della storia. Che le vicende, poi, da qui partono e ripartono. Mentre gli ingredienti sono tutti italiani, e si deve riguardare ai “servizi”, il tema di fondo è universale. Sollevato e, a tratti risollevato, da una scrittura che Quadruppani fa assecondare dalla voglia di non produrre un romanzo di genere o solo a pezzettini politico. Quanto più un romanzo pieno d'energia e di lingua che raccontano di novità dell'era giovane e dell'inattualità delle sue proposte di morte dell'ecosistema. Come tante volte accade, quindi, il carattere in un certo senso poliziesco dell'opera maschera senza mascherare l'impegno sul campo. Oppure sul terreno, che forse è più appropriato. Serge Quadruppani, scrittore apprezzato da tempo nell'ex Bel Paese, ha scritto insomma un libro per oggi e il domani.
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