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lunedì 21 febbraio 2011

Warszawa di Fabio Elia (Edizioni La Gru). Intervento di Paolo Merenda












Warszawa è un romanzo strano. Così strano, forse, da non poter essere nemmeno definito romanzo. Una storia la cui trama è semplice: Felix, un polacco, che insegue Felix, un turco, per ucciderlo, nonostante i due non si conoscano e non ci sia reale motivo per l’astio che l’uno prova per l’altro. Descritto così, potrebbe non attrarre il lettore, che invece, una volta aperto il libro e iniziata la lettura, si trova immerso nella storia, ironica, cinica e dai personaggi apparentemente senza senso. Ma proprio questa mancanza di punti cardine apre un mondo completamente nuovo. Dalle forze dell’ordine, che servono la legge in maniera del tutto originale, ai vari personaggi con cui i due Felix interagiscono. Un festival del nonsense, nel quale fa capolino più volte la città di Varsavia, forse la vera protagonista, con i suoi monumenti, le sue costruzioni, le piazze, e la popolazione. Gli abitanti della capitale polacca infatti sono parte della città e della trama, assorbiti dalla loro vita ma che si lasciano prendere dai due Felix. Come Kapustka, ossessiva cassiera del Carrefour-Rapido, che di rapido non ha nulla, la cui vita cambia nel momento in cui incontra l’aspirante omicida e il fuggiasco. Fino ad allora, la sua esistenza era stata scandita dai bip-bip delle compere. Una vita a emozionarsi grazie solo alla verdura che vede passare dalla sua postazione alla cassa e che da quel momento, gradualmente, cambia. Allo stesso modo cambia l’occhio del lettore, quando, col passare delle pagine, trovano spazio le digressioni e i pensieri dell’autore “onniscente senza i” e coglie qualche particolare della storia della città, come è uscita dalla guerra, dai bombardamenti, provata, segnata in maniera indelebile, ma capace di rialzarsi. Come per un condannato a morte, che deve scontare la sua pena in uno stato di salute ottimale, così il Felix polacco, l’aguzzino, aiuta il Felix turco, la preda, quando capisce che sta per perdere le forze. Un incontro, il loro, nel quale si spalleggiano, mangiano l’immancabile kebab, e con la potenziale vittima che, in altri frangenti, fa in modo di non farsi prendere, ma restando vicino all’inseguitore, in modo da non terminare la caccia all’uomo. Tutto prima del finale in crescendo, una danza bizzarra con Kapustka che decide di vivere appieno la sua vita, il folle personaggio di Arunas, aspirante sindaco e padre del Felix polacco, e i due protagonisti alle prese con l’ultima corsa. Un romanzo che lascia, a lettura conclusa, sì il buonumore, ma anche numerosi, e validi, spunti di riflessione.

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