Il libro - Nel suo celebre saggio The Annotated Dracula, Leonard Wolf - tra i massimi studiosi del personaggio e dell'opera stokeriana - scrive: «Con il suo brusco annuncio, Il Maestro è vicino, Renfield assume il ruolo di un anti-Giovanni Battista che proclama la nascita di un anti-Cristo», così come il Battista annunciava l'avvento di un Dio buono e misericordioso, Renfield annuncia l'imminente arrivo in Occidente, in primis nell'Inghilterra vittoriana, di un'entità straniera, portatrice di lutto e sciagura. Renfield appartiene dunque all'inquietante stirpe degli annunciatori, di coloro che danno l'allarme, che avvertono della prossimità di eventi sconvolgenti. Ed è proprio l'esaltazione di quest'importantissimo ufficio a costituire la fertile materia narrativa dai disarmanti risvolti del Libro di Renfield di Tim Lucas. La struttura dinamica del romanzo - formata, da un lato, dai diari privati dello psichiatra Seward e dall'altro dalle trascrizioni stenografiche dei racconti del paziente Renfield - agevola la messa a fuoco di molteplici prospettive, sfaccettature e dettagli, nonché il sedimentarsi di un tono incredibilmente realistico. Si ha, così, l'impressione di trovarsi dinnanzi a una sorta di documentario letterario in corso d'opera, attraverso cui il lettore viene direttamente immesso nella mente deformata di Renfield, comprendendo a pieno i motivi che lo hanno spinto a porsi come ambasciatore del Male. Lucas rende manifesto il tributo d'ispirazione a Dracula innestando nel suo romanzo stralci originali che evidenzia in grassetto. Questa vivida e costante interlocuzione con l'opera stokeriana attraverso la selezione di alcune sue parti ha l'effetto di enfatizzare particolari significati e atmosfere, altrimenti solo evocati. Lucas è, dunque, autore che non sfugge l'intertestualità, anzi la cerca, la esplicita, l'esalta. «Cosa fanno molti dei narratori migliori se non tracciare dei parallelismi», egli afferma. Il libro di Renfield è diventa, dunque, testo emblematico della validità di continuare ad attingere dalla storia, inclusa, la storia della letteratura, detentrice di un ruolo di primo piano nella decodifica del reale. Mostrando il suo debito di riconoscenza al Dracula stokeriano, Lucas ne sancisce, quindi, non solo la perdurante modernità, ma persino l'attualità. In tal senso può leggersi il collegamente con l'11 settembre - il Grande Lutto americano prima e occidentale poi - che lo scrittore attua verso la fine del suo romanzo inserendovi un articolo originale scritto all'indomani di Ground Zero dall'amico newyorkese Richard Harland Smith, il quale, per spiegare i sentimenti di devastante precarietà che attanagliano lui e i suoi concittadini, li paragona a quelli provati da alcuni personaggi dell'opera stokeriana verso il catastrofico infiltrarsi di Dracula nelle loro esistenze. Agendo da monito contro la seduzione del Male - un Male che spesso non si è in grado di riconoscere, né tanto meno di combattere e che forgia adepti, responsabili di delitti terribili compiuti in nome di una fede accecante qualsiasi razionalità - la parabola di Renfield seguita ad agganciarsi con le paure più profonde dell'uomo di oggi.
L'autore- Nato a Cincinnati (Ohio) nel 1956, Tim Lucas è un affermato critico cinematografico, curatore della pluripremiata rivista Video Watchdog, attiva da oltre venti anni, e storico collaboratore della sezione video del Mystfest di Cattolica, grazie al suo impegno è stato possibile conoscere pellicole altrimenti invisibili in Italia.
Oltre a varie attività come sceneggiatore, biografo e poeta, Lucas è autore di Mario Bava: All the Colors of the Dark (2007), considerato il saggio più approfondito ed esaustivo sul cinema del grande Maestro italiano dell'horror, premiato con l'International Horror Guild Award. Il libro di Renfield è il suo secondo romanzo dopo Throat Sprockets (1994), ispirato a un graphic novel.
Dal Libro di Renfield - “Immagino che voi, come me, conduciate una vita scissa, diciamo così, tra l'azione esterna e la contemplazione interna. Introspezione, così la chiamano. Io ho sempre prediletto l'introspezione all'azione, e ho passato gran parte della vita a guardarmi dentro. Dentro, amico mio, non c'è altro che un vuoto abissale. Il nostro scopo è riempirlo, non esplorarlo. Non spetta a noi vedere o capire l'opera di Dio. Le risposte alle nostre domande risiedono oltre i nostri limiti, assolutamente fuori dalla nostra portata.”
Dalla Nota finale "La follia e il corpo: le maschere di Renfield"- [.] il romanzo di Lucas, come chiarisce il suo sottotitolo - A gospel of Dracula - è un vangelo, un cammino di avvicinamento al Dio Oscuro, in cui la comunione è rappresentata dal cibarsi della carne e del sangue delle vittime, con un chiaro riferimento ai sacrifici precristiani. [.] Renfield ci lascia intuire "un mondo in cui esiste il male" : il mondo moderno; non perché il male non esistesse prima, ma perché il "secolo breve" ce ne ha concesso la consapevolezza. [.] Il problema svelato dall'esistenza di Dracula è dunque la scissione del mondo, o meglio la perdita dell'innocenza ottocentesca [.] Dracula però è anche uno dei modi con cui il vittorianesimo si sfalda, dando un nome alla resistenza/ribellione nei confronti dell'imperante positivismo. Il finale del romanzo di Lucas, d'altronde, è, con ogni evidenza, un finale etico, in cui ci viene ricordato che ignorare la realtà del male è una delle strade del demonio.
IL LIBRO DI RENFIELD. La vera storia del discepolo di Dracula di Tim Lucas (Gargoyle Books). Traduzione di Elena Cecchini. Con una Nota finale di Alessandro Defilippi
The Eternal Allure of the Vampire: From Dracula to Nosferatu and Beyond
RispondiEliminaIn the vast tapestry of horror, no figure is as captivating or as enduring as the vampire. This enigmatic creature, with its dark allure and timeless appeal, has transcended centuries, cultures, and media, continuously evolving yet remaining ever present. From the legendary Count Dracula to the shadowy Nosferatu, and their countless modern adaptations in movies and comics, vampires have etched an indelible mark on our collective consciousness. But what is it about these nocturnal beings that has ensured their place in the annals of horror and popular culture?
The Origin of the Vampire Myth:
The vampire mythos is ancient, with roots that stretch back to folklore in Europe, particularly in the Balkans and Eastern Europe. Early vampire legends often depicted them as grotesque and malevolent spirits, creatures that fed on the blood of the living to sustain their own wretched existence. These early tales were more about fear of the unknown and the afterlife than the romanticized versions we know today.
Bram Stoker’s ‘Dracula’: The Birth of a Modern Icon
The vampire myth took a definitive form in 1897 with the publication of Bram Stoker's Dracula. This novel introduced the world to Count Dracula, a sophisticated yet terrifying figure who embodied both the fear and fascination associated with the undead. Stoker’s Dracula was not just a monster; he was a being of complex desires, capable of seduction, and driven by an insatiable thirst for power and blood.
Dracula’s legacy in literature is profound. He is the archetype of the vampire, the standard against which all other vampires are measured. His character has inspired countless adaptations, making him a central figure in the horror genre and a symbol of the dangers lurking in the dark.
Nosferatu: The Shadow of the Night
In 1922, Nosferatu, an unauthorized adaptation of Stoker’s Dracula, introduced audiences to a new vision of the vampire. Directed by F.W. Murnau, Nosferatu remains one of the most iconic silent films in history, largely due to Max Schreck’s haunting portrayal of Count Orlok. Unlike the suave and sophisticated Dracula, Orlok is a grotesque, rat-like figure, embodying a more primal and disturbing vision of the vampire.
Nosferatu was a landmark in cinematic history, pioneering techniques in horror that would influence generations of filmmakers. The film’s use of shadow, light, and the unsettling physicality of its vampire set a new standard for the genre, and its influence can still be seen in modern horror cinema.
Vampires in Modern Cinema: Evolution and Reinvention
As cinema evolved, so too did the vampire. From the Gothic elegance of Universal Studios' Dracula (1931) starring Bela Lugosi, to the Hammer Horror films of the 1950s and 60s with Christopher Lee’s menacing portrayal of the Count, vampires became a staple of horror, each era offering its own interpretation.
In the late 20th and early 21st centuries, vampires experienced a significant transformation. Films like The Lost Boys (1987), Interview with the Vampire (1994), and Blade (1998) began to portray vampires as antiheroes, complex beings with their own moral codes. This shift was further popularized by television series like Buffy the Vampire Slayer and True Blood, where vampires were depicted as integrated (though often marginalized) members of society, grappling with human emotions and desires.
The Twilight saga, while controversial among purists, brought vampires to a new generation, emphasizing romance and the supernatural in a way that resonated with millions of fans worldwide. Meanwhile, films like Let the Right One In (2008) and Only Lovers Left Alive (2013) explored the loneliness and existential dread of eternal life, adding new dimensions to the vampire mythos.