Non posso che ritenere un libro come questo, ancora oggi più che mai, fondamentale, per contenuti e per coordinate ermeneutiche fornite per comprendere la realtà del precariato. O forse sarebbe meglio parlare di orizzonte della PRECARIETA’ in cui vengono espulse le odierne generazioni di “lavoratori”. Oltre le considerazioni di rito sulle possibili analisi semantiche del termine PRECARIETA’, emerge da ogni singola pagina di questo lavoro un pervasivo senso di non-compiuto, grazie ad una scrittura asciutta ma dal ritmo sincopato che mette in scena vicende esistenziali di de-significazione totale e selvaggia. L’universo semantico da cui prende spunto Crosara, è il pluriverso dei contratti a progetto, contratti a tempo determinato, lavoro nero, sottopagato, voragini che succhiano slanci ed energie vitali. “Prima che il mondo cominci a bruciare” è un canto di lotta, un urlo in battaglia, affrontato con un risus sardonicus, ironico e autoironico. Un canto che possiede tutta la forza di una voce “dentro” la precarietà, dove si meticciano i tasselli di vite sospese e inquiete.
Federico Crosara sbatte dunque in faccia ai suoi lettori il cancro del lavoro precario, che in Italia, è molto più devastante di quanto viene raccontato persino dai gruppi di tutela dei lavoratori come i sindacati. Ma aspetto ancora più infelice è il fatto che si parla mai di tutti i disagi di deprivazione psicologica e materiale che la condizione del “precario” affronta ogni giorno. E soprattutto questo lavoro lascia un amaro e pauroso interrogativo: quanto potremo/potranno resistere?
Nessun commento:
Posta un commento