XY, collaboratore di giustizia, per decenni consigliere di fiducia di Franco Coco Trovato, capo di un’alleanza di ’ndrine del milanese e del lecchese, ricostruisce trent’anni di ’ndrangheta tra la Lombardia e la Calabria. Un esercito di 1500 persone che dagli anni Settanta controlla non solo il traffico di armi e di droga ma anche un’importante quota della liquidità milanese, l’intero sistema di recupero crediti e una buona parte degli immobili commerciali del Nord Italia.
XY ha contribuito a far arrestare 200 persone e oggi chiarisce i legami fra politica nazionale, ’ndrangheta e istituzioni locali della Lombardia: trent’anni di mazzette per ottenere licenze edilizie, commerciali e per sfuggire a possibili controlli. Nel libro sono descritte le amicizie del boss Coco Trovato: in Parlamento, negli enti locali, nelle camere di commercio. Nomi e cognomi di coloro che fanno parte di un sistema illegale necessario per individuare le aziende in crisi e fagocitarle. La ’ndrangheta è presente in tutte le attività produttive, dall’edilizia alla sanità, dalla distribuzione alla gestione dei rifiuti. Il nuovo libro di Nuzzi e Antonelli non racconta la ’ndrangheta tramite freddi resoconti giudiziari. Con una telecamera nascosta, in presa diretta, è un viaggio da dentro: confessioni, retroscena, storie di sequestri, sgarri e vendette terribili, violenza animalesca, omicidi veri e inventati. Raccontati in prima persona. Un impero del male, i nostri vicini di casa.
La testimonianza di XY
«Non si esce da questo giro. Non si esce. Uscire vuol dire andare incontro alla morte.» «Vi squartiamo i cani in casa davanti agli occhi dei figli, vi ammazziamo i bambini. Non temiamo nulla.» La ’ndrangheta ormai ha perso i suoi codici. Corrompe e comanda. Compra e uccide uomini, politici, aziende. Come una metastasi inesorabile, ogni giorno fagocita cellule sane nelle regioni del Nord, arruola un nuovo professionista, avvocato, medico, commercialista che si mette a disposizione.
XY ha contribuito a far arrestare 200 persone e oggi chiarisce i legami fra politica nazionale, ’ndrangheta e istituzioni locali della Lombardia: trent’anni di mazzette per ottenere licenze edilizie, commerciali e per sfuggire a possibili controlli. Nel libro sono descritte le amicizie del boss Coco Trovato: in Parlamento, negli enti locali, nelle camere di commercio. Nomi e cognomi di coloro che fanno parte di un sistema illegale necessario per individuare le aziende in crisi e fagocitarle. La ’ndrangheta è presente in tutte le attività produttive, dall’edilizia alla sanità, dalla distribuzione alla gestione dei rifiuti. Il nuovo libro di Nuzzi e Antonelli non racconta la ’ndrangheta tramite freddi resoconti giudiziari. Con una telecamera nascosta, in presa diretta, è un viaggio da dentro: confessioni, retroscena, storie di sequestri, sgarri e vendette terribili, violenza animalesca, omicidi veri e inventati. Raccontati in prima persona. Un impero del male, i nostri vicini di casa.
La testimonianza di XY
«Non si esce da questo giro. Non si esce. Uscire vuol dire andare incontro alla morte.» «Vi squartiamo i cani in casa davanti agli occhi dei figli, vi ammazziamo i bambini. Non temiamo nulla.» La ’ndrangheta ormai ha perso i suoi codici. Corrompe e comanda. Compra e uccide uomini, politici, aziende. Come una metastasi inesorabile, ogni giorno fagocita cellule sane nelle regioni del Nord, arruola un nuovo professionista, avvocato, medico, commercialista che si mette a disposizione.
La connivenza di uno stato corrotto sino al midollo spinale gestito contagiosamente nelle e dalle istituzioni di questa penisola dannata xenofoba sessuofoba mafiosa e quindi fascista ritrova la "malapianta" che e' radicata da lustri nella educazione criminale e corrotta dell'Italia intera.
RispondiEliminaMetastasi sfida Gomorra
RispondiEliminaNelle ultime settimane, grazie ad una sovraesposizione mediatica, con partecipazioni dell’autore, Nuzzi, alle principali trasmissioni televisive, da quella condotta da Gad Lerner a quella, seguitissima, di Santoro, il libro sulle infiltrazioni al nord della ndrangheta:Metastasi ha scalato le classifiche dei più letti, collocandosi ai primi posti.
L’autore gongola naturalmente e spera di superare il successo della sua precedente fatica letteraria: Vaticano S.p.a, che ha venduto 250.000 copie ed è stato tradotto in 14 lingue.
Leggendo le pagine del pamphet, basato sulle confessioni di un pentito, il quale con le sue rivelazioni ha permesso l’arresto di centinaia di delinquenti, si rimane sbalorditi, perché alcuni episodi sembrano incredibili, soprattutto l’incontro, avvenuto su uno yacht di gran lusso, che il pentito ebbe anni fa con Brusca per fornirgli dell’esplosivo, al quale avrebbero presenziato Andreotti(una presenza storica nelle riunioni mafiose, almeno a sentire i pentiti) e due new entry di lusso: il presidente Giovanni Leone e addirittura Amedeo Nazzari.
Più verosimili le storie riguardanti lo stilista Versace, ucciso anni fa a Miami in condizioni poco chiare(si collegò all’epoca l’omicidio ai gusti sessuali particolari del personaggio) e che il pentito indica come riciclatore di denaro sporco ed il ministro leghista Castelli, dipinto come colluso con la ndrangheta. Milioni di spettatori ricordano i battibecchi televisivi degli interessati con minaccia di querele non ancora presentate.
Queste comparsate nel circo mediatico sono state supportate da una serie di presentazioni del libro in accorsate librerie e ad una di queste abbiamo partecipato.
All’incontro, immancabile la presenza, come sul teleschermo, del magistrato della procura di Reggio Calabria nella persona del dottor Gratteri, il quale ha fatto dichiarazioni ancor più gravi di quelle contenute nel libro di Nuzzo, divorato letteralmente dagli sguardi voraci delle signore presenti, per la sua aria da gangster navigato, a cui non manca nemmeno uno sfregio sul viso che fa tanto Al Capone.
L’ineffabile magistrato ha candidamente dichiarato che il governo non ha alcun merito nelle catture quasi quotidiane dei latitanti più pericolosi, perché le indagini sono cominciate 5- 6 anni fa e che le stesse sono avvenute grazie alle robuste taglie elargite agli informatori.
“Dottore - ho chiesto nel dibattito - in Italia non siamo nel Far West, le taglie mi pare siano vietate. Conosce anche un solo episodio in cui sono state pagate? E se si è disposto a riferire la cosa ad un suo collega per aprire un procedimento penale?
Come fa a sapere che anche nelle altre procure, in Campania ad esempio, dove alcuni clan come i casalesi sono stati falcidiati dagli arresti, le indagini andavano avanti da anni?”
Laconica la risposta
“In tutto il mondo la polizia paga gli informatori con fondi segreti amministrati con discrezionalità.
Riguardo ai tempi mi riferivo a quelli del mio distretto giudiziario, ma sono certo che è così dovunque”.
Probabilmente ciò succede perché i magistrati sono costantemente impegnati a comparire sui mass media e dedicano solo i ritagli di tempo ai compiti di istituto.
Achille della Ragione