L’Autore, visitatore compulsivo delle proprie emozioni, è come “estraneo” alla parte di se stesso che le ha vissute […] È una via spirituale quella che l’Autore percorre: non mistica e devozionale, ma iniziatica ed eroica […] egli aspira ad una conoscenza che non è erudizione, ma Gnosi, la stessa gnosi cui aspiravano i compilatori dei testi di Nag Hammadi e per il conseguimento della quale, per i più, una vita non è sufficiente […] anche quando i riferimenti alla sua terra, ai suoi familiari, alla moglie, ai figli appaiono collocati in un tempo ed in un luogo preciso, come compagni preziosi del suo cammino terreno ed irrinunciabili presenze nella sua anima, si percepisce che l’Autore ne sublima l’essenza in un luogo metafisico, eternamente uguale a se stesso, dove egli si trova quando i picchi del suo cammino glielo consentono: ma in questo luogo egli si trova anche ogni qualvolta crea una poesia.
Paolo De Faveri
IMPOTENTI GLI DEI MUOIONO
IL VIAGGIO
La tenue assenza di emozioni/al distacco rende pronti./ Doloroso appare il viaggio,/si è mai pronti al proprio andare?/Dolce penetra il consueto odore/del tempo che non è ancora./Sospeso l’attimo non si muove,/instabile fortezza tra cosa e cosa:/non dicano io sono gli imbelli/tra i meschini affratti del non essere./Ora il flusso può partire.
NAG HAMMADI CODEX
Rotoli che la coscienza avete violentato/inutile cercare il sé/che all’uomo non è dato trovare./Del sempre l’opera attende eroi/ma miseramente è vuoto il botteghino,/né valgono i libri al sapere./Ciascuno vaga fantasma/di quanto vorrebbe,/mentre Diogene fiocamente/illumina la via.
COMPAGNI FECONDI
LA MIA POLTRONA
Verruca sconcia il nodo del tuo bracciolo:/il nero si è formato nelle ferite infette/per unghie che su te si sono spezzate,/onirico effetto di pensieri ignoti/che urlano invano al sordo ascoltatore./Chi parla al legno consunto/che tante mani hanno stretto?/Il tempo passa sul tuo colore,/acidi grassi lo hanno cancellato/esibendo lo scheletro legnoso./Io ti guardo e il ricordo affiora./Abbandono il corpo stanco/al tuo abbraccio generoso.
LA COLONNA MIGRANTE
Colonna di bionda pietra salentina,/immota a lungo un tempo/guardasti esoterici riti/ammessa ai più riposti segreti dell’uomo;/ora tra piante odorose/e verde edera del mio giardino ti guardo./E come pilastro fosti del tempio,/reggi oggi dai semi nuovi fiori/della pausa compagni fecondi./Pace scorre nell’essere mio/e per te miro silenzioso l’artefice dio.
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