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venerdì 31 dicembre 2010

Apocalisse a domicilio, Matteo B. Bianchi (Marsilio). Intervento di Nunzio Festa













Quando la morte, o la paura della morte, fa proprio bene. Potremmo chiudere in questo enunciato trama e finalità dell'ultimo romanzo del talentuoso quanto brioso Matteo B. Bianchi; autore già da tempo affermato, Bianchi affida a eventi raccontati con fettucce di simpatia e scanso d'equivoci l'esperienza d'un professionista che invece di sentire realmente soddisfatto si sentirà in debito con atti di felicità in pratica da compiere e 'ri-compiere'. Con questo “Apocalisse a domicilio” lo scrittore inventa una giovane donna che s'aggira fra diverse città e in diverse strade per leggere il futuro agli innocenti e incolpevoli passanti: persino quelli che non ne avevamo fatto richiesta, ma su questo aspetto creando qualche danno nell'animo della giovinetta stessa. Anzitutto. Che, infine, la stessa sensitiva se sfiora qualcuno si ritrova episodi d'altri, e che non avrebbe voluto, fra le mani e, soprattutto, negli occhi dunque nella mente. E il fratello (Stefano) del protagonista del romanzo, è appunto uno degli avventori che quasi per gioco, si potrebbe dire, si lancia nelle braccia sensitive della donna (Giulia) che lo ringrazia avvisando l’uomo come di portare una lieta e leggerina novella al fratello autore televisivo. Che quest’ultimo nel girar di pochi mesi dovrà morire. Stefano, inizialmente incredulo, poi si lancia verso la città del fratello che nel frattempo è a lavoro, ovviamente per dir lui della morte in arrivo. E visto che quest’ultimo alla fine, giustamente, manco lui riesce a dormire più per il regalino, decide di mettersi in ferie. Per andare a rincontrare i suoi amori. Persino l’unica donna con la quale aveva fatto sesso. Ma, soprattutto, uno dei due uomini che l’autore televisivo d’oggi aveva dovuto lasciare, un giovane adesso zitato sempre nella sua Sardegna. Ma passando, in seguito, per la libertina san Francisco. La struttura nella quale le figure di Bianchi vivono concretamente e con concretezza è di quelle che si possono dire tranquillamente le meglio riuscite. Persino, va aggiunto, quel ricorso a, spesso, una terza persona che aumenta di solito fra le pagine di “Apocalisse a domicilio” l’attesa d’ogni avventura piccola e grande di vita che guarda alla morte, anzi di morte preannunciata dalla vita. E’ dunque tempo di ripetere che la paura della morte porta bellissimi giorni e chiarezza, o giustamente il suo contrario, nella vitalità che s’era inceppata del protagonista del romanzo. A fare, più che apocalisse, “esperienza” indimenticabile. Questa vitalità da respirare è tutt’altro che neutra. Permette, invece, a lettrice e lettore di ripagarsi il tempo dell’ozio con un piacere che sente qualche spazietto di riflessione sul grande tema universale.

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