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sabato 13 novembre 2010

Parte Prima - Diecimiliardi di lire tratto da "Anche i lupi mannari fanno surf (remix)" di Roberto Saporito (Senzapatria Editore)













Il furgone rosso, un Bedford mezzo arrugginito, è parcheggiato lungo il marciapiede, tra una Mercedes nera e una Golf verde. Tu sei al posto di guida, vestito completamente di nero, occhiali scuri avvolgenti, i Sex Pistols dal riproduttore di cassette cantano Anarchy in the U.K. Nel retro del furgone Marco e Andrea vestiti di nero impugnano dei corti fucili a pompa, e indossano queste maschere di plastica molle raffiguranti lupi mannari. I due saltano fuori dal furgone e in un attimo spariscono nell’androne di un condominio signorile. Il più alto dei due entra veloce nel gabbiotto della portineria e con il calcio del fucile a pompa colpisce lateralmente la testa di questa grassa portinaia che stramazza a terra con un rumore di sacco di patate. I due si ricongiungono al secondo piano. Il più basso, occhi piccoli e grigi, ma corpo modellato in palestra, con una spallata apre un portone nero. Il tipo alto, occhi azzurri rotondi a palla, entra e punta il fucile a pompa contro un tizio in doppio petto blu, camicia bianca, cravatta regimental blu e rossa, quarant’anni, che conta una montagna di soldi che coprono completamente una scrivania antica, enorme, di noce chiaro. Occhi grigi punta il suo fucile a pompa contro quest’altro tizio, anche lui in doppio petto blu, trent’anni, fisico imponente, intento ad estrarre una pistola da sotto la giacca. Occhi grigi non apre bocca ma colpisce giacca blu alla testa col calcio del suo corto fucile. Occhi azzurri infila la canna del fucile in bocca al tizio intento a contare i soldi, che non si è mosso di un millimetro, e gli intima di riempire duegrossi zaini neri. “Solo i tagli più grossi” aggiunge sorridendo sotto la maschera da licantropo. Nel furgone i Clash cantano I fought the law. Tu guardi nervoso la strada, ma appare tutto tranquillo. Poi arriva una Saab rossa e scendono due tizi, doppio petto blu, camicia bianca, cravatta regimental, alti almeno un metro e novanta, venticinque, trent’anni. I due entrano tranquillamente nella stessa casa dove sono all’opera i tuoi compari, ex compagni d’università. Prendi il fucile a pompa, lo nascondi sotto l’impermeabile nero e li segui. Nell’androne ti infili la maschera da lupo mannaro. Raggiungi i due tizi in giacca e cravatta a metà scala del secondo piano. Si girano entrambi e quando vedono un lupo mannaro che punta un fucile a pompa alzano lentamente le braccia. “Andate avanti, forza” intimi. I due si fermano di fronte alla porta e all’unisono dicono “Ti stai mettendo in un brutto guaio stronzetto, ma lo sai chi siamo noi?” “Entrate e non aprite più bocca, non lo voglio ripetere, è chiaro?” dici con voce un po’ stridula, tu purtroppo lo sai bene chi sono loro. La paura è difficile da controllare. Marco occhi grigi prende in consegna i due tizi e tu ritorni di sotto. Scendendo le scale ti sfili la maschera da licantropo. Appena fuori una terza persona esce dalla Saab rossa e ti osserva corrugando esageratamente le sopracciglia. Tu ritorni dentro e il tizio entra di corsa nell’androne. Fa alcuni scalini di corsa ma tu salti fuori dal tuo nascondiglio nel sottoscala e gli urli di fermarsi. Lui si volta e abbassandosi come da addestramento ricevuto spara nella tua direzione. Ti butti a terra e spari a tua volta colpendolo alla testa. Anche i lupi mannari fanno surf chiappa destra, asportandola quasi del tutto, vista la carica a pallettoni del tuo fucile a pompa. Corri su per le scale, evitando di scivolare sul sangue che perde il tipo urlante a terra, e col calcio del fucile lo zittisci. Corri fino al secondo piano ed entrando in casa urli “Andiamocene da questo cazzo di posto.” Marco e Andrea ti guardano per un secondo come se fossi un orribile mostro e insieme dicono “La maschera, mettiti quella cazzo di maschera.” Dici “Cazzo” e ti infili la maschera. “Andiamo via” ribadisci. La paura non ti permette quasi di respirare. “Via” dici con un sussurro, più a te stesso che ai tuoi compari. (su concessione dell'autore e dell'editore)

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