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lunedì 15 novembre 2010

Nel grande show della democrazia, di Marco Bosonetto (Laurana). Intervento di Nunzio Festa














In certi casi quasi vien da pensare, e dire, che la realtà supera la fantasia. Ma grazia all'ultimo romanzo di Marco Bosonetto, “Nel grande show della democrazia”, per fortuna o purtroppo, non è proprio così; o quasi. Che Bosonetto, almeno, è decisamente tanti passi più avanti della politica nostrana e dei nostrani politicanti, tra escort, mignotte, puttane e, soprattutto, puttanieri. Però, meno male, tanti punti più avanti dei medium che possono essere regolatori, pienamente, della democrazia: nonostante lo scenario complessivo potrebbe persino portare a quanto Bosonetto 'inventa'. Eppure, meglio sempre tornare alla trama. Perché ci sarebbe il rischio di rimanere troppo incastrati fuori da questa traccia. Marco Dell'Elmo, eroe e, per certi, anti-eroe del romanzo, è stato il primo presidente del consiglio italiano scelto direttamente e in diretta da una democrazia formato televoto e format “divani di casa”. Fino a quando, almeno, e tenendo tra parentesi grandi scoperte e realizzazioni di gestione dell'ordine pubblico come della pace sociale, è costretto a dimettersi in quando ritratto ad avere un rapporto omosessuale con la sua guardia del corpo-innamorato Davide Sanna. Mentre, andando avanti col tempo e dunque con la storia riassunta dall'autore, impareggiabile nel manifestare e praticare la sua vena satirica, il nuovo premier Valter Mandilan – nato come imitatore (magari questo persino non è tanto lontano dalla realtà, in certi sensi) – non decide che non ne può più ad avere in giro sul territorio nazionale l'originale ed ex premier homme. In troppi, infatti, ancora associano le due persone. E ordina la morte del predecessore. Per grazia ricevuta da Dell'Elmo, nel contempo, una serie d'altri imperdibili quanto irriverenti e sgattaiolanti personaggi, tutt'altro che minori, lo aiutano molto, con la pratica, a salvarsi. Alla fine di tutto, “campagna per lo sradicamento dell'adolescenza” per il mezzo, il risultato finale volutamente non è chiarissimo. Ma questo dettaglio, appunto, non è che dettaglio a fare semplicemente più interessante l'opera. Che mentre tutto accadente, moltissimo tra l'altro, un appassionato di Bulgakow si mette, quasi involontariamente, di traverso alle faccende della storia. Questa nuova opera di Marco Bosonetto, autore d'altri straripanti romanzi d'avventura e fantascienza al tempo stesso, è una bella pagina di futuro che mettere paura al nostro presente. Una brutta vicenda, al di là del termine del racconto, che spiega in ogni istante con ironia – in dosi che pochi scrittori italiani sono capaci di mettere a terra e che quasi sconvolge - , la vera natura dell'Italia odierna. I guizzi di Bosonetto, che striminzisce la cronaca realizzata per regalarci pastori arringati e messi in rivolta da un capo molto diverso dalle camicie verdi con faccia da venditori porta a porta scadenti, disegnano un quadro fantasioso da ridere. Che, preso 'male' fa piangere. Meno male che è satira. Marco Bosonetto è autore da non consegnare alla seconda fila delle scelte.

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