Con rammarico leggiamo che a firmare questa crudele, spietata, indolente critica al Nordest sia stato il bravissimo e puntuale scrittore Romolo Bugaro. Perché, insomma, a fare questo “Bea vita! Crudo Nordest” - inserito nelle preziosissima e da viaggiare sempre collana laterziana Contromano (quella, per intenderi, che contiene insomma due libri di Franco Arminio, due di Enrico Brizzi, uno di Chiara Valerio ecc.) - , mi sarebbe piaciuto fosse stato l'ex compagno di lotte Luca Casarini; che invece ha tutt'altro adesso da fare. E, probabilmente, quest'acutezza di sguardo di Bugaro non penso neppure sarebbe stato in grado di praticarla il Casarini. Perché è importante questo ritratto indelebile di Romolo Bugaro? In quanto, a partire da dati che alcune, tra l'altro, trasmissione d'approfondimento da anni offrono, si rivedano le inchieste di Report e Presa diretta, Bugaro racconta l'anima dei borghesi piccoli piccoli, fra i quali persino diversi rappresentanti del nuovo proletariato. Di quelli, però, che vivono dalle parti del Veneto. In un pezzo di Pianura Padana. Fatti e strafatti dall'idea che, a seconda dei casi, siano da sostenere Berlusconi e Fini quando non Berlusconi e Bossi. Sicuramente non a sinistra – per quel che varrebbe e/o significherebbe. La narrazione di Romolo Bugaro, questa volta, partendo da quando il suo ex collega avvocato a vederlo uscire d'ufficio alle 19.30 in punto gli mandava un precisisissimo e sempre uguale “Bea vita!”, ci spiega quanto una fetta della popolazione italiota sia contenta e 'soddisfatta' di lavorare più ore possibili nella giornata. Che per loro è sempre tutto a posto. Nonostante la sera poi non s'esca a fare tempo libero. E, soprattutto, le crisi e i debiti arrivino lo stesso. Gente che immaginiamo dire il buon: “vai a lavurar”. Con gli accenti di zona. Passando a setaccio, che questo è quello che veramente Romolo Bugaro fa, la vita di giovani lavoratrici precarie che s'attaccano alla vetrina dai prezzi spropositati e d'altre donne che invece arrivano a poter spendere qualche migliaio d'euro al mese solamente per il vestitino da società a modo. Tutte, comunque, cattoliche e leghiste di ferretto. Genere umano che insieme ad altri bocconi d'umanità si rinserrano in ville alla pampa argentina, con tanto di cancello altissimo e cane inferocito di guardia. Ognuno di questi, e di tanti altri ovviamente, è sfruttato dal lavoro. Persino se il lavoro osanna. Infatti ha la vita distrutta. Chiusa. Oltre a troppa paura per qualsiasi diversità. A parte i dati d'inchiesta, insomma, arriva la cronaca. Che solo in questo “crudo Nordest”, nel mezzo della resa dei danni d'un'alluvione prodotti dalla cementificazione, un soggetto dipinto nella sua giacca e cravatta e fazzoletto d'ordinanza avrebbe proposto di consegnare alla fucilazione della popolazione gli uomini sorpresi a rubare nelle case evacuate.
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