Se fosse un romanzo sarebbe un thriller, uno di quelli ad alta tensione, invece è la realtà di tutti giorni. Quella di Berlusconi per l’onorevole Rosy Bindi, infatti, è diventata un’autentica ossessione. e, come tale, sta assumendo una trama sempre più complessa e ridondante. Non passa giorno che il Presidente del Consiglio non pensi, non recrimini, non esploda in una qualche esternazione furiosamente buffonesca ai danni di questa donna. Solo lei. Sempre lei. Archetipo e simbolo. Icona e metafora in carne e ossa. È la Bindi fobia che dilaga.
È giusto chiedersi come mai, perché proprio ora, perché proprio lei, quale sia il punto centrale di tutta la faccenda. Bene: quel punto non può che essere la bellezza. C’è una bellezza che conosciamo tutti, che, per quanto la si dica soggettiva, riflette canoni estetici universalmente riconoscibili, e un'altra più misteriosa, meno incline a soggiacere a formule manualistiche di potere. È quest’ultima quella che Berlusconi teme. È la bellezza del tempo.
Il tempo, se non utilizzato in modo sano ed onesto, può essere nemico dei belli e dei forti. Berlusconi è convinto di essere sia bello che forte. Per quanto sia stato proprio il tempo trascorso sotto la luce dei riflettori e quello passato a formular bilanci ad avergli regalato questa convinzione, lui non lo sa. Preferisce non saperlo. Finge di essere sempre stato quello che è, di bastare a se stesso, di non doversi mettere in discussione, di non dover cambiare mai per il suo bene quanto per il bene degli italiani. Ciò che conta per l’audace cavaliere senza tempo non è il passato, né il futuro, ma è il presente. Una gestione costante, immobile e vincente del presente. La signora Bindi, al contrario, nel suo splendore canuto, nelle sue forme libere, dinamicamente opposte all’evoluzione culturale del tempi che viviamo, si allinea al ritmo della natura e non a quello dei forti. Esprime un potere intellettuale, oltre che fisico, pari ma opposto a quello espresso da Berlusconi nella sua immobilità tenace. Un potere che, pur essendo fortissimo, non gioca secondo le regole note ad un certo tipo di uomini. Lei non bara, lei non si adegua, lei non rinnega. Lei semplicemente è quel che è, quello che il tempo e la cultura le consentono di essere.
In spregio a questa forma di resistenza non resta altro che il ridicolo.
Frizzi e lazzi per allietare la corte e rassicurarla che il mondo non è così. Che la Bindi non è di questo mondo. Che non esiste e se ne può ridere tutti insieme, allegramente.
In altre parole la Bindi fobia è simile alla paura degli alieni. La paura dei corpi capaci di portare con sé significati incontrollabili. Possiamo dirlo: Berlusconi teme l’invasione degli ufo e così ne nega l’evidenza. Quante barzellette esistono sugli alieni? le antennine, l’occhio al centro della fronte, le dita verdi? Lui sente di doverle usare tutte e di doverlo fare ora. Prima che sia troppo tardi. È la solita reazione dell’uomo allo stupore, all’ignoranza, al buio. Al tempo che passa. Dopo il primo alieno sulla terra, tutto potrebbe davvero essere trasformato, riconosciuto, la natura e la verità potrebbero prendere il sopravvento, una diversa idea di bellezza e tempo potrebbe diffondersi come un virus, lasciando crollare miseramente il castello degli specchi, degli inganni, delle immagini patinate e della carte false, abilmente costruito in anni di risatine e potere. Così ecco svelato il mistero: Berlusconi teme di risvegliarsi un giorno all’interno di una baccello oleoso, come nel noto romanzo di Jack Finney “ L’invasione degli ultracorpi”, per poi ritrovarsi ad essere come la signora Bindi, alieno e vero anche lui, suo malgrado.
fonte iconografica qui
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