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sabato 3 ottobre 2009

"VOLEVO FARE IL SINDACO" di GIANNI LIVIANO (edizione Edit@, Taranto)

E' uscito il libro di GIANNI LIVIANO, "VOLEVO FARE IL SINDACO", edizione Edit@, di Taranto. Uno spaccato della vita politica tarantina, narrato in forma di romanzo da Gianni Liviano, il cui titolo rappresenta e riassume il sogno infranto di un uomo impegnato nel mondo del volontariato e della politica, nella città in cui vive e lavora. Un percorso in cui l’autore riflette, si racconta e si mette in discussione rispetto alla sua esperienza di uomo politico raccontando, tra l’altro, quelle che secondo lui rappresentano le cause del fallimento della classe politica tarantina, che hanno condotto al dissesto del Municipio, non tralasciando di narrare quelle che sono state le sue fatica personali profuse nella creazione di prospettive future per la città, opponendosi e schierandosi contro una cultura locale basata sull’assistenzialismo, l‘improvvisazione e la retorica. Il tessuto narrativo appare fluido e coinvolgente, facilmente fruibile anche per il lettore a digiuno di specifici riferimenti rivolti alla politica ed alla società civile tarantina. Un coinvolgente e quanto mai accorato appello che Liviano rivolge a uomini e donne di buona volontà affinché riprendano a coltivare il terreno dell’etica, della moralità e della civiltà, così come insegna la nostra Costituzione. La seconda parte del testo, nota innovativa della letteratura editoriale, potrebbe stupire il lettore: infatti, dopo aver scritto il proprio diario/romanzo, Liviano si è messo in discussione ancor prima di dare alle stampe il libro stesso. Risultato: una esclusiva integrazione di “contributi” di amici e testimoni – che abbracciano la società civile ed il mondo della politica a 360° – che si sono liberamente espressi sulla questione sviluppata da Liviano. Il suo scritto viene, quindi, ampiamente dibattuto, avversato, sostenuto e commentato da personalità del mondo della politica (sindaci, parlamentari, amministratori), della cultura (scrittori, giornalisti, ambientalisti), del sindacato e della società civile, senza tralasciare gli affetti e le amicizie. Si alternano al testo, quindi, una serie di lettere/intervento redatte da: Rossana Di Bello, Vittorio Angelici, Giovanni Battafarano, Pierfranco Bruni, Dante Capriulo, Angelo Caputo, Alfengo Carducci, Gaetano Carrozzo, Domenico Cito, Leo Corvace, Pierpaolo D’Auria, Vincenzo Di Maglie, Luigi D’Isabella, Gianni Florido, Giovanni Guarino, Umberto Ingrosso, Filippo Lerario, Enzo Mastromarino, Lelio Miro, Cosimo Nume, Cesare Paradiso, Nicola Pavia, Fiore Petrelli, Carlo Petrone. Resta di assoluto interesse il racconto speculare reso da alcuni di questi co-autori riguardante lo stesso momento storico politico di cui racconta Liviano. Inequivocabilmente, uno spaccato di vita politica cittadina degli ultimi anni, che prende le mosse dai primi passi dell’autore nel mondo del volontariato, giungendo sino alla maturata disillusione per la politica, che determina il suo abbandono di un sistema che non reputa più connaturato al proprio modo di essere e di agire.

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