Il 3 ottobre 1973, al termine di una burrascosa visita ufficiale in Bulgaria, Enrico Berlinguer, da un anno emezzo appena segretario del Pci, ebbe uno strano incidente stradale. Mentre si recava all’aeroporto di Sofia per rientrare in Italia, proprio su un cavalcavia, la sua auto venne investita da un camion carico di pietre. Un provvidenziale palo della luce impedì che la macchina precipitasse dal ponte. Berlinguer se la cavò con qualche graffio, ma il suo interprete morì sul colpo e gli altri passeggeri, due altissimi esponenti del Pc bulgaro, rimasero gravemente feriti. Rientrato in Italia, il segretario del Pci rivelò i suoi sospetti alla moglie Letizia e a un dirigente del partito, il senatore Emanuele Macaluso: non era un incidente, ma un attentato organizzato dai servizi bulgari per conto dei sovietici. Sul’episodio calò subito il segreto. E soltanto 18 anni dopo, nell’autunno del 1991, Macaluso decise di rompere il silenzio rilasciando una clamorosa intervista a Panorama. Ci furono polemiche e smentite da parte di molti dirigenti del vecchio Pci. Ma la vedova di Berlinguer, la signora Letizia, confermò la tesi di Macaluso. Due cronisti di Panorama, Giovanni Fasanella e Corrado Incerti andarono in Bulgaria per indagare e pubblicarono sul settimanale i risultati delle loro ricerche. Qualche anno dopo, quell’indagine, arricchita di nuovi importanti particolari venne pubblicata in un libro: “Sofia 1973, Berlinguer deve morire”, uscito dalla Fazi editore nel 2005. Fu un incidente o un attentato? E soprattutto, chi era Enrico Berlinguer, quali conseguenze poteva provocare la sua politica nei delicati equilibri internazionali dell’epoca? Ripercorreremo insieme il filo di quell’inchiesta.
"Fasanella e Incerti sono andati a indagare in Bulgaria. E hanno raccolto una serie di indizi che giustificano ampiamente i sospetti"
(Indro Montanelli, "il Giornale", 11 novembre 1991)
"E’ un vero thriller politico, vero perché fondato su fatti realmente accaduti e qui ampiamente documentati"
(Giovanni Valentini, La Repubblica, 4 giugno 2005)
"L'intera storia del Pci dovrà essere riconsiderata alla luce di queste rivelazioni(...)Oggi non possiamo più dubitare si volesse uccidere Berlinguer(...)Gli autori del libro sono stati bravissimi nel raccogliere informazioni e prove"
(Piero Melograni, Il Sole24ore, 19 giugno 2005)
"Il libro si fa leggere con la tensione, e la passione, di un thriller politico. La documentazione è ricca e densa, se non di prove, di indizi inquietanti, la scrittura è incalzante: lascio volentieri al lettore il piacere di scoprirle"
(Paolo Franchi, Corriere della Sera, 2005)
"Un libro asciutto e denso di fatti"
(Massimo Caprara, il Giornale, 11 luglio 2005)
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