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venerdì 15 maggio 2009

Il libro del giorno: Canti del caos di Antonio Moresco (Mondadori)

Questo romanzo è stato scritto nell'arco di quindici anni e assume la sua forma definitiva soltanto adesso, ora che la terza e ultima parte si aggiunge alle prime due che videro la luce nel 2001 e nel 2003. Del tutto rivisto nelle prime due parti, dunque, e finalmente concluso, "Canti del caos" si presenta in tutta la sua assoluta singolarità. Concepito per non lasciare indifferenti, a costo anche di suscitare reazioni di rifiuto, questo romanzo si accampa come opera incandescente, vertiginosa, un'opera che va a inscriversi immediatamente, di diritto, nel novero di quelle imprese estreme che come grandi massi erratici punteggiano la storia della letteratura. "Canti del caos" si è andato formando nel corso del tempo come un organismo vivente, pieno di violenza ma anche di delicatezza e dolcezza, di oscenità ma anche di trascendenza, di passaggi narrativi incalzanti e di affondi lirici. Nella sua gigantesca macchina realistica e metaforica vengono macinati e trascesi i codici, i generi e gli orizzonti letterari di questa epoca: la fantascienza, il poliziesco, il comico, la pornografia, il fantasy, l'horror, il romanzo d'amore, il saggio scientifico e filosofico, la meditazione religiosa e mistica.

casa editrice Mondadori: http://www.mondadori.it/libri/index.html


"Un viaggio visionario e polimorfo, carico di atmosfere stranianti e arroventate"

di Silvia Pingitore

da Il Venerdì di Repubblica n. 1104, p.102

Canti del caos di Moresco Antonio
2009, 1072 p., rilegato, Editore Mondadori (collana Scrittori italiani e stranieri)

1 commento:

  1. Ho appena letto la sua recensione e dissento molto da quanto lei scrive. Sono alle prese con l’edizione completa del libro di Moresco (Oscar Mondadori, Milano, 2010) e ho deciso di fermarmi a pagina 216 (Canto delle esplose). Questo romanzo è una profonda delusione: non tanto per l’oscenità e lo splatter davvero gratuiti, ma anche per la sciatteria e la prevedibilità del linguaggio. Potrei aggiungere che mi sono stancata di trovare le parole “esplosa”, “tatuata”, “il tuo pezzo di carne”, “sangue e merda” e via elencando. Non capisco davvero cosa rappresenti tutto ciò: se l’intento era quello di denunciare l’industria culturale piuttosto che il porno e lo sfruttamento della prostituzione e dei bambini, non ci siamo proprio! Io questo libro lo mollo lì, a pagina 216, prima di sapere qual era il numero speciale che la bambina faceva con il cane e cosa poi si è trovata a fare di tanto misterioso ed indicibile nel numero successivo. Che pena! Mi unisco a coloro ai quali il libro suscita reazioni di rifiuto. La sua è una recensione che non mi convince affatto. Lo dico da lettrice accanita e abituata a frequentare diversi generi. Preferisco iniziare a leggere “Non è il paese che sognavo” di Carlo Azeglio Ciampi.

    Cordialmente
    Federica Trevisanello

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