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mercoledì 20 maggio 2009

Dieci brevissime apparizioni di Nunzio Festa (LietoColle)

Ricevo con molto piacere da LietoColle di Michelangelo Camilliti, un piccolo gioiellino, vuoi per la veste e la resa tipografica vuoi per il pregevole contenuto: “Dieci brevissime apparizioni” di Nunzio Festa nella collana “solodieci Poesie”. E non cambierei una virgola di questo mio primo giudizio,anche se si trattasse di una manovra economico-editoriale per risparmiare qualche lira, trattandosi per di più della cenerentola, in termini economici, del mondo delle lettere, ovvero la Poesia. Infatti come prima impressione il prodotto potrebbe risultare alquanto esiguo, povero, assolutamente non invitante all’acquisto! Una sovracoperta cartonata color avorio (a due colori, nessuna immagine di copertina) che racchiude un corpus di 16 pagine ciappate. Il tutto però ha una sua sobrietà, e una certa eleganza, che sicuramente si lascerà apprezzare e godere da chi ama le piccole cose di buon gusto. Per venire all’autore in questione, ovvero Nunzio Festa, e a questo suo ultimo lavoro, sono rimasto piuttosto colpito dalla sua prosa poetica. Il ritmo della parola non è ricercato, in quanto sembra prediligere una misura del tempo narrato, gestito da una forte visionarietà, che parte dal quotidiano, ma lo trasforma a suo totale piacimento, quasi a non riconoscerne lo statuto fenomenologico e ontologico. Prendiamo a pag. 3 il “Primo brevissimo”: “Aveva riconosciuto la sensazione di stare allerta, dove quel suo tempo era stretto infinitamente alla corda tesa e molle dell'Epoca, e se un giorno arriverà Epoque lei non se la troverà addosso. Neppure per misericordia. E il pentolino saliva colla stessa, alla velocità dello sguardo. Che di fugacità viveva, o aveva vissuto. La ragazza provava a rialzarsi, ma si risedeva. Scodinzolava, fremeva, sfregava. Friggeva, il suo tappeto. Allora decise, con calma, giunto il momento di ridere da sola; e guardò - per rivederlo - il suo film preferito La tramontana: quel film comico duemila volte letto e sentito”. Il punto di partenza teorico-letterario adottato da Festa per la strutturazione di questi componimenti sembra essere quello del problema della percezione dell’individuo nell’avvertire il luogo del proprio vissuto, dal momento che non se ne ha memoria né se ne può avere una, in quanto tutto è troppo sincopato per poter essere fermato, discusso, percepito, assaporato. Il rapporto tra sé e il mondo insomma è al di fuori di qualsiasi metafora per poter essere cantato. Lo spazio dell’abitarsi nel sociale, ha oramai una grammatica talmente stramba e strampalata da divenire grottesca e mostruosa. Per farla breve, il sintomo dell'attualità diviene parodia di una perenne messa in scena dell’esistenza. Il messaggio che Nunzio Festa vuol lasciar trasparire, e non tanto tra le righe, è che in fondo se ci si lascia trasportare dal senso di angoscia o di smarrimento che pervade ogni fessura della nostra contemporaneità, alla fine ci scorderemo anche di vivere, di sorridere, o perché no, di poter scherzare magari, a volte bonariamente a volte con ironia e sarcasmo, anche delle cose più sacre, quelle che i secoli, le tradizioni, i buoni e i cattivi maestri hanno rinchiuso nelle catacombe buie e abbandonate di una certa cultura. Si veda ad esempio a pag. 5 il Terzo Brevissimo: “Oggi è il compleanno del poeta. E non sa come servire in tavola gli auguri stesi al sole. Dunque si prende tutto quello che la gente mostra sul solco della sua pancia. Quindi, un secolo di birre. Il secolo delle birre brevi come lunghe. Il secolo delle birre, è questo. Il giovane poeta compie gli anni. Ogni volta il giovane poeta, il poeta giovane, si sceglie gli anni da compiere. Tutte le volte che accade - quasi tutti gli anni, tranne quando (nei bisestili) non ci sono anni - è una battuta. L'applauso era fragoroso. Le tentazioni d'inventarsi finte spalancavano porte, inizi di territori inesplorati. Ma l'esplorazione di questo poeta è cosa da puntino.” Si tratta a mio avviso di una piccola pubblicazione fresca e intelligente su come la mutevolezza dei paradigmi sociali e relazionali si possa affrontare facendo anche dei bei versi. Sono cinque euro spesi bene!

Nunzio Festa è nato nel 1981 a Matera, dove attualmente lavora. Risiede a Pomarico (MT) con la sua compagna. Poeta, narratore, critico; lavora nel campo dell'editoria ed è collaboratore giornalistico. Collabora, inoltre, con siti internet, riviste e quotidiani. Suoi articoli, poesie e racconti sono stati pubblicati su riviste e in varie antologie.Nel 2004 ha pubblicato la sua prima silloge poetica E una e una, mentre nel 2005 la sua prima raccolta di racconti Sempre dipingo e mi dipingo. Diversi i riconoscimenti ricevuti. Nel 2006, il racconto breve "Da dentro la materia" è entrato a fare parte dell'antologia Storie d'acqua dolce (Eumeswil Edizioni). Nel 2007, la silloge poetica "Deboli bellezze" è entrata a far parte della collana curata da Silvia Denti, I quaderni Divini. Nel 2008 ha pubblicato racconti e poesie per diverse case editrici, fra le quali Giulio Perrone editore, LietoColle.

Festa Nunzio- "Dieci brevissime apparizioni", LietoColle - Collana Solodieci
Sottotitolo: brevi prose poetiche

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