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martedì 10 febbraio 2009

Frammenti di un interno di Vito Antonio Conte

Vito Antonio Conte, torna in libreria con un secondo romanzo dal titolo Frammenti di un interno (Luca Pensa editore pp. 114, euro 12), all’interno della collana AlfaOmega.
Ne proponiamo un estratto:
"Alex e Chiara, un tempo non lontano, si erano amati, poi perduti e rincorsi senza più trovarsi. Nessuno dei due aveva mai dimenticato i giorni e le notti, i lunghi viali alberati a palmizi sino a vecchie dimore patrizie abbandonate e le spiagge tanto desolate quanto belle fuori stagione, inutilmente percorse (tempo dopo) da soli.
Non s'erano più incontrati.
Pensavano sempre la stessa cosa l’uno dell'altra.
E si rincorrevano.
Si cercavano senza incontrarsi.
In esistenze parallele.
Dove non erano riuscite le loro nostalgie malate arrivò l'Agenzia.
Ma, quando videro se stessi riflessi nello specchio degli occhi dove riposa l’unica verità, le loro anime non erano più le stesse.
Li ho visti abbracciarsi come fratelli.
Come fratelli litigare.
E scambiarsi casti baci.
Senza più passione.
Tutto il sentimento bruciato a cercarsi in tracce concentriche.
Io, invece, ero perduto già da molto tempo quando li conobbi.
Irrimediabilmente perduto.
O, forse, perso (che rende meglio l'idea a coloro i quali non hanno mai visto i miei passi per strada).
Perso di sogni e nei sogni.
Perso di sconfitte non scritte.
E di vittorie mai celebrate.
Ma soprattutto nello spazio e nel respiro librato nel cielo quando ormai il tempo non ha più alcuna importanza.
Walles e basta.
Nessuno mi aveva mai chiamato in modo diverso.
Walles!
Walles dei passi mai finiti.
Dei bar notturni.
Degli inciampi.
Dei tempi chiari e delle tempeste.
Degli sbandamenti e degli errori… quanti errori, ma soprattuto quel…
l'unico errore della mia vita
a parte la scelta della facoltà universitaria e, dopo, il lavoro
l'unico errore dicevo
a parte la decisione di vivere in quel cazzo di posto o in quel posto del cazzo (che, poi, non è come dire esattamente la stessa cosa)
l'unico errore che, invero, considero tale
a parte quel viaggio non fatto
ma l'unico vero errore
se non considero quell’altro viaggio che, invece, ho fatto
l'unico errore che riconosco davvero
prescindendo da quella volta che
e, insomma, l'errore vero
se mal non ricordo
che errore
quando Elena mi chiese l'accapatoio, nuda nella doccia del bagno di casa mia, e poi mi chiamò e mi chiese cos'era quel piccolo rigonfiamento sulla sua coscia destra (adiacente un altro monte, però mitico) e io ignorai il grande rigonfiamento tra le mie di gambe passandole la Prep (quella mirabile e miracolosa pomata pluriuso e, in quel caso, unica crema a disposizione –me tapino- per lenire l’infiammo da puntura di zanzara, lasciando in fiamme ben altri rossori)
alla fine
l'unico errore degno di tal nome
se non tengo conto delle altre... punture di zanzara
ma sì, quel cazzo di errore
aiutami a rammentare, cosa?
dici che ho sbagliato tutto? - SARA'!?!
Ma senza quegli errori non avrei visto gli orrori e sarei niente e niente sarebbe rimasto della purezza, di quella purezza che porta all'errore e lo contiene, di quella purezza che si tiene al largo dagli orrori, di quella purezza... così pura."

(Estratto da "Frammenti di un interno", capitolo VII, "Ogni pretesto è buono se è seguito da... un testo")

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