Angelo Semeraro pubblica con i tipi di Besa “Hypomnémata”, un libro completo, vasto, di ampio respiro e soprattutto gradevole sia per i palati meno smaliziati rispetto a determinate questioni e approfondimenti sociologici, psicologici, pedagogici e filosofici o di storia del pensiero e delle idee, sia per quelli che masticano complessità tematiche dalla mattina alla sera. Il primo e ahimè per me, unico riferimento leggendo questo lavoro è stato il lavoro della maturità ( e in questo caso l’autore di esperienza sul suo tracciato biografico e speculativo ne ha veramente tanta) di Voltaire, ovvero il "Dizionario filosofico” che all’epoca dei fatti riprendeva lo spirito antisistematico e divulgativo dell'Encyclopédie affrontando con stile polemico e aneddotico i capisaldi del pensiero illuminista. In parole povere una critica alle religioni rivelate, l'insolubilità del problema del male, la ridicolizzazione di ogni dogmatismo, la dissociazione della morale dalla fede, l'elevazione della ragione a unico strumento di indagine e comprensione, l'elogio della tolleranza, dello stato laico e della libertà. Un’opera che fondalmente ha rivelato con che spirito sottile e ampiezza di visione critica Voltaire aveva ripercorso i grandi temi del suo orizzonte culturale consegnandoci una sintesi che riluce, allora come oggi, per il suo provocatorio gusto della verità. E il sentiero percorso da Angelo Semeraro in questa sua ultima fatica vuole, come novello Voltaire, prendere in esame, e lettera per lettera, le diverse sfaccettature di come lo spirito del tempo (o meglio sarebbe un sano wolkgeist?!) si trovi a combattere per far emergere la verità veramente in una tetra notte dove tutte le vacche sono nere. Per meglio intenderci, in una discesa agli inferi verso il centro dell’ipercomplessità della nostra epoca (di turbocapitalismo direbbero i Wu Ming) dove i contorni scompaiono, Dio è morto e al suo posto ci si affanna tentando di resuscitarlo cercando paranoicamente il Bosone, ecco che occorre fare ordine e capire la destinalità della sociologia delle comunicazioni di massa, della filosofia, dell’etica, della letteratura, della pedagogia e chi più ne ha più ne metta. In questo libro sarete soddisfatti dell’acquisto fatto perché ci ritroverete tutto (quasi si procedesse per corollari spinoziani e si va dunque da Adorno sino a Zavattini, passando per identità, immaginario, neoumanesimo etc, etc) e tutti (da Platone ad Heidegger) secondo una modalità di procedere in maniera puntuale e rigorosa. Il sottotitolo dell’opera è lessico di comunicazione sensibile e dentro sono raccolte i monologhi/dialoghi dell’autore sviluppati lungo la circonferenza della sua memoria. Un colloquio umano con il lettore compassionevole certo, terapeutico nel non appesantire mai oltre il dovuto problemi di grande portata. Le “voci” raccolte ruotano attorno a concetti-chiave della nostra vita, che migrano dalle forme dell’umanesimo classico alle nuove forme dell’umanesimo classico alle nuove forme(e ai nuovi doveri) dell’umanesimo di frontiera. Un libro insomma da gustare sino in fondo
ANGELO SEMERARO insegna nel corso di Scienze della comunicazione dell’Università del Salento. Tra i suoi lavori più recenti: Omero a Baghdad, Roma 2005 (premio internazionale “lo stile d’oro” di Pedagogia 2006); Del sensibile e dell’immaginale, Lecce 2006; Pedagogia e comunicazione. Paradigmi e intersezioni, Roma 2007. Dirige dal 2000 il “Quaderno di Comunicazione” (www.quadernodicomunicazione.com)
questo mio articolo è uscito ieri su Paese Nuovo nella pagina cultura curata da Mauro Marino
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