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sabato 14 giugno 2008

Andrea Di Consoli, La curva della notte, Rizzoli (2008)














Nel tratteggiare l’ambiente urbano, umano, morale, di un sud comunque selvaggio e ancestrale, in cui la vicenda è ambientata, Andrea Di Consoli dona vita a corpi e figure di personaggi che costruiscono le loro vite sull’orizzonte del declino, dell’abisso psicologico, della deriva che tutto divora e distrugge: Teseo, Rocco, Iole, sono vittime di se stessi, forse sono solo fantasmi che della vita leccano il vuoto. In La curva della notte, l’ultimo lavoro dell’autore di origine lucane pubblicato per i tipi di Rizzoli (2008), tutto ciò che egli non omette di descrivere, dai fatti esteriori sino agli ambienti sociali e fisici, costituisce un peso tuttavia tollerabile nella narrazione, dal momento che quest’ultima per l’autore rappresenta una griglia eidetica da cui partire per lavorare di fino sui lati nascosti, i B-side della psiche dei protagonisti. E già perché sta tutto lì! Nei pesi che ogni giorno ci portiamo sulla spalla, su quei malesseri speciali che ci tolgono all’improvviso il respiro quasi a farci soffocare, che ci fanno dimenticare le cose di ogni giorno, che nella loro spietata routine stritolano quel sopravvivere quotidiano, fatto di scadenze, dubbi, perplessità, incertezze … troppo… veramente troppo anche per chi ha le spalle forti! La storia in breve: Teseo, il protagonista del romanzo, un ex-ferroviere del sud, frustrato, goffo, strano, pieno di problemi insomma, si auto-ricicla – per sfuggire alla sua indolenza patologica, e alle sue monomanie e depressioni - come imprenditore di un bel locale alla moda il Byron (un po’ hippy, un po’ etno, molto cool) in riva al mare, in una piccola cittadina di periferia. Nel giro di poco, riesce a perdere tutto, e la realtà per lui comincia a non avere lo stesso sapore, tutto assume i contorni della sconfitta, tanto da scegliere come prassi una ricerca compulsiva dell’auto-umiliazione, dove anche lo sfogo omosessuale diventa parte di questo regressus ad infinitum consumato nel fugace, nell’immediato, senza se e senza ma!
Dal punto di vista psicologico Teseo è un "inetto", un debole, un uomo che mente a se stesso pur di non scoprirsi un miserabile, che si difende dal merdoso mondo che lo circonda riparandosi entro le mura dei pretesti e delle bugie, pur di non vedere, pur di non crescere. Teseo non prova paura nei confronti del sesso, anzi, ma è talmente vile e malato da non riuscire a idealizzare alcunché nemmeno l’amore, anche se ogni tanto tenta di aggrapparsi disperatamente, tragicamente, alla vita. La sfida per Di Consoli, in questo suo ultimo splendido lavoro, assolutamente non politically correct sta in un consiglio implicito, da leggere tra le righe: cercare di trovare l’amore in tutto quello che è il nostro vissuto e di tenerlo stretto, costi quel che costi, anche con l'essere di sé fuori da sé, nel mondo di sempre!

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