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mercoledì 28 maggio 2008

Dell’Amore, della Morte, per la vita: l’esordio poetico di Caterina Stasi


La scelta di seguire l’impervio sentiero della Poesia, non è da tutti oggi, anche perché chi si cimenta con i versi sa che ha tutto da perdere. Mi spiego meglio. La grande quantità di attori che credono di partecipare alle sacre nozze del furore poetico, sono tanti, tantissimi, troppi, ed in questo universo fatto di numerosissime zone d’ombra, difficilmente anche l’occhio più sensibile, l’orecchio più allenato a cogliere il ritmo giusto che certifica la bontà della costruzione poetica, non bastano più nemmeno ad apprezzare qualche buon esordio, che di tanto in tanto sbuca come da un cilindro magico dal sottobosco, dall’underground del mondo delle lettere. Una volta che si decide di investire su se stessi, confezionando editorialmente un prodotto che annuncia l’ingresso ufficiale del novello poeta nell’agone delle presentazioni, delle recensioni, dei readings, bisogna mettere in conto che tutti gli sforzi possibili, tutte le energie messe in campo possono solo costruire un inizio, ribadisco, solo un inizio che getta le basi per una dimensione di azione poetica che va dallo scoramento, alla sconfitta, all’assoluto passare sotto silenzio. Bisogna avere fegato, resistere ai lunghi giorni di silenzio, alle mancate risposte, agli applausi negati, alle battutine di circostanza, alle frecciatine velenose, e a tutta una sequela di elementi più o meno piacevoli che descrivono dermograficamente un paesaggio antropico, quello dei poeti e degli scrittori, il più delle volte fatto di meschinità e bassezze, che neanche nella peggiore delle bettole si potrebbe avere la fortuna di osservare. Talvolta il peccato di superbia, e un Io smisurato portano ad una sorta di museificazione e cristallizazione di ottimi talenti che potrebbero davvero donare tanto al popolo della Poesia. Il mio non è un “j’accuse” gratuito, ma sono convinto che con umiltà e tanto esercizio, e pratica con la parola, quella letta, ascoltata, scritta si possa costruire il genio. Non genio e sregolatezza, ma ordine, disciplina e metodo, caratteristiche quasi zen, ma fondamentali per chi vuole, fortissimamente vuole diventare uno scrittore, un poeta. E di coraggio, e grande generosità d’animo, è fatto l’esordio poetico di Caterina Stasi, una giovane amante della Poesia, disposta per questo suo amore, a volere tutto a sacrificare tutto, ma non per sempre (come avrebbe detto Gurdjieff). Già, perché Caterina Stasi è convinta che niente e nessuno potrà fermarla in questa sua missione, è disposta ad aspettare calma e silenziosa il cadavere del suo nemico (la sua terra natale – utero onirico - , i ricordi, quell’incompiuto che grava come un macigno sul suo destino), è aperta ad ogni evenienza, anche al rischio che la sua poesia le lasci qualche cicatrice di troppo. Questa donna sa lucidamente che l’avventura intrapresa sarà difficile, perché troppe circostanze e cattiverie cercheranno di minare la purezza dell’intenzione. Nonostante questo, con caparbietà, non finirà di cercare un suo scopo, un nuovo viaggio da intraprendere, nuovi avversari da sconfiggere (la mediocrità dilagante, la palude stagnante della quotidianità) perché ogni mattina al suo risveglio, il viso riflesso sullo specchio sarà quello di una persona integra, che non ha scheletri nell’armadio, onesta, trasparente, luminosa. “… bambolina mia,la tua favola è sempre la stessa/ baciami e dormi e al tuo risveglio/ saremo di nuovo lontane” (Gallipoli in fine adolescenza). E ancora: “ … e se potessi cancellerei oggi/ con un gesto/ intere città e molti visi mediocri/ che invece posso solo augurarmi di non sognare stanotte” (Groviglio). La poesia di Caterina Stasi è un viaggio senza meta, dove i venti della scrittura soffiano all’improvviso a volte con la furia di un uragano, a volte come respiri mozzi, quasi strozzati da grandi lutti. Attimi che racchiudono anni, mesi, giorni, in un gioco di voci, che provengono da lontano, dai luoghi più segreti della propria anima. Ed ecco che la Stasi arriva ad ascoltare la notte, a far parlare il silenzio, a divenire battito, a sentire il brivido di un incontro. Ma ad ogni modo una poesia d’esordio, che si misura con le cose, quelle alla portata di mano, di noi tutti comuni mortali, oggetti e concretezze che più di qualche volta ci salvano la vita, come quando si è presi dalla smania di qualcosa di dolce, la seduzione vellutata di una mousse – perché no! - , o dal voler sentire sulla propria pelle un profumo, una fragranza particolare, non importa che sia un Acqua di Giò, o un Dolce e Gabbana, l’importante che ci avvolga come in un tenero abbraccio. Il prendersi cura di sé per Caterina Stasi, è un prendersi cura della Poesia, di cui sa già che crescerà come una serpe in seno. “ … questa stagione durata un bagnoschiuma …”; “… esiste un abbraccio completo più di litri d’acqua/ esiste dunque il conforto ed ha un altro odore…” (Quanto dura l’inverno); “ … In un giorno di perfezione si muore/ ogni tramonto a suggerirtelo” (Si muore). Caterina Stasi vuole tutto, sacrificherà tutto, ma lo so … non sarà per sempre!



Caterina Stasi, "Cunicoli di vento", collana Costellazione, Besa editrice (Nardò), pp.56. costo 8,00 euro.

fonte iconografica www.nait.it

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