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mercoledì 23 aprile 2008

Vito Antonio Conte su Ieratico Poietico




















cosa dire del tuo momento creativo sacerdotalmente reso?
per mio Piacere dirò.
del tuo Fiume in piena.
della tua Fuga dal nero carotto verso il sole.
della tua Salvezza o del tuo Desiderio di Salvezza.

del Passato, di Oggi e di Quel che sarà, qualunque cosa sia e/o qualsiasi cosa si voglia.
perdersi nel passato. per vederlo. ri-vederlo.
scorrere in tutto quel che è stato.
ogni cosa che hai toccato.
ogni cosa che ti ha toccato.
ogni cosa che ti è toccata.
tutti gli sguardi, di ogni uomo, di ogni donna, di tutte le ombre…
e le parvenze e le rimanenze.
sentirne il sapore, ogni sapore, tutto il sapore.
vederlo, ri-vederlo e sentirlo e ri-sentirlo quel passato.
tutto quel passato, oltre tutto quel che è stato.
e provarne ancora il dolore: in qualunque stagione: quella dell’amore,
come quella dell’addio. e l’odio per gli inetti d’ogni grado e appartenenza
a consumare senza pazienza.
quella che devi inventarti tu
sempre
per lavorare, per non sopravvivere,
ma per essere come sai, come vuoi, com’è giusto.
per continuare
(tra latitudini che s’incrociano negli eventi)
a pensare (oltre tutto, nonostante tutto).
a dire (per una speranza di vita).
a denunciare (anche quel passato).
foss’anche con una fragile preghiera,
quando non bastano più le borchie, certi stivaletti, certo look, certa musica, certe visioni.
quando non basta certa nostalgia.
quando null’altro basta.
né la filosofia, la cioccolata e i marchi di questo cazzo di mondo.
srotolando la pellicola emerge lo smerdamento
e lo smembramento e fa male.
fa male il ricordo. fa male l’impotenza.
fa male fare i conti e sapere già prima che non torneranno mai.
ma devi traslare e disvelare dall’antico Egitto un dire-fare grave e solenne:
quello, proprio quello, l’unico che la tua coscienza tollera: chè è Onesto!

oggi è inutile dire, eppure lo dici.
chè di segreti si vive, chè di segreti si può morire.
e avevi ragione quando hai scritto che i miei versi erano vicini alla tua logica dell’esistenza.
è reciproco amico mio.
abbiamo fermato graffiti per giuoco. li abbiamo fermati in tempi diversi.
li abbiamo amati allo stesso modo. li abbiamo resi per Onestà.
chè oggi non si può, ma si deve dire. per sputare tutti i rospi.
chè negli occhi non rimanga una parola soltanto.

domani sarà. sarà perché hai citato tutto e tutti. tutto quel che è perdutamente andato.
tutti quelli che ci hanno amato solo per una sigaretta. o perdutamente e basta.
Tutto quel che di oggi rimane mentre diventa ieri.
tutti quelli che hanno sorriso senza che la notte porti via niente.
e resterà qualcosa. qualcosa resterà. rimane sempre qualcosa.
chè devi dirla tutta e tu l’hai detta tutta, proprio tutta. e bene.
ma non dire più cos’è poesia.

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