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mercoledì 5 marzo 2008

Sesso Ucraino: istruzioni per l'uso di Oksana Zabuzhko




















Fosse ancora viva, Simone De Beauvoir, con molta probabilità, parlerebbe di “Sesso Ucraino: Istruzioni per l’uso” (Besa editrice)come della bibbia del femminismo ucraino anni ’90. In realtà il fortunato bestseller di Oksana Zabuzhko – uscito in questi giorni nell’edizione italiana, a distanza di dodici anni dalla sua pubblicazione in patria – non è opera che si presta a facili analisi e a interpretazioni univoche.
Formalmente un romanzo, il libro della scrittrice di Lutsk colpisce sin dalle prime battute per la complessità della prosa. Una prosa immaginifica, dal ritmo nervoso, inviluppata in un magma lavico stratificato, a tratti autoreferenziale, denso di rimandi e citazioni che ricordano “attitudinalmente” le pagine di Virginia Woolf e Ingeborg Bachmann.Il flusso di coscienza che lo pervade, alternando e mescolando piani e sguardi complementari – memoria/presente, Ucraina/Stati Uniti, prosa/poesia – è strumento efficace per fare riemergere - spesso lasciando poco all’immaginazione, talvolta servendosi proprio del potere dell’immaginazione - un io femminile soffocato da anni di sesso sterile ed igienico.
Il ricordo del freddo amplesso nella dacia, memoria che riaffiora dalla gioventù della protagonista (Oksana stessa?) fotografa emblematicamente la sessualità nella defunta Unione Sovietica.Quella che Joseph Roth in “Viaggio in Russia” chiama “unione sessuale non preceduta da alcun corteggiamento, da alcuna seduzione, da alcun rapimento d’anima”.
La portata provocatoria del libro non sta dunque nella descrizione iperrealista di coiti reali o presunti, desiderati o abiurati, quanto nel suo andare a scardinare quella concezione femminile, trait d’union tra zarismo e stalinismo, già stigmatizzata dallo scrittore galiziano nel 1926. “Sesso Ucraino” è in effetti un libro politico. Prende le mosse da Roth, attualizza la lezione di Kundera in chiave femminile e servendosi di un approccio memore dei gender studies statunitensi – l’autrice ha vissuto e lavorato a Pittsburg come lecturer universitaria – approda fino all’Ucraina, alla disperata ricerca di una propria identità, degli anni ’90.
Le profonde modificazioni politico-culturali intervenute nel Paese negli ultimi dieci anni, oggi sempre più proiettato verso l’orbita europea, ma pur sempre afflitto da un’emigrazione endemica, fanno del libro “oltraggioso” della Zabuzhko una lettura ancora più interessante. Un classico, come sottolinea nella interessante postfazione il traduttore italiano Lorenzo Pompeo.

di Massimiliano Di Pasquale


fonte Affari Italiani (canali libero)

1 commento:

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