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sabato 8 marzo 2008

Maria Pia Romano. Funambolica/mente per versi


















SILENZIO LIQUIDO

c'era il fragore del mare sotto le note
mentre adunanze di sogni
popolavano i cassetti aperti di notte

con le narici allargate a percepire stupori
a nutrire il cuore dell'eleganza dei segni
in rilievo sotto la pelle del blu

e cresceva l'indicibile allargando sorrisi
nel vago senso del tempo
che s'infrange sulla corsa delle dita

la musica a rubare la luce del faro
ed io qui a scrivere una ballata per due occhi
di cui non ricordo il colore

amo il silenzio liquido delle conchiglie



LA PELLE CALDA DEL SOLE

con le mani gravide
di sogni
mi apri le gambe

una semplice trasformazione
di prospettive
questa casa che sa delle nostre bocche
impastate di zucchero e caffé
e dell'eleganza della primavera
in un ritratto del mattino

prima di noi
io a triturarmi di noia i polpacci
andando nel mondo
contromano
tu a nuotare tra cumuli di basalti
per un sorriso andato
di traverso
eppure abbiamo tolto
le bende agli occhi verdi
del cielo

mi parli e non ti sento
ferma ad ascoltare l'odore
che hai lasciato dentro di me
nel languore del lenzuolo
tu che non capisci le mie lettere
eppure conosci il mio alfabeto

forse può essere
che tu sia la pelle calda
del sole



MI CHIEDI COSA SOGNO

mi chiedi cosa sogno
io che mi sono scorticata
il ventre a primavera
in fogli per-versi
senza trovare mai
la vita oltre la carta

vorrei poterti dire
di sogni consueti
da masticare al mattino
insieme al caffé
lavando i piatti della sera
di favole normali
da riscrivere ogni giorno
e prendere per mano
sulle luci della notte
di sorrisi semplici
che trattengono l'amore
e si addormentano
abbracciati
vorrei saperti dire
che per i tuoi occhi
che dritti e fieri
riscoprono la vita
scriverei libri di-versi
eppure taccio
addentando
scogliere di cuore

scoprendomi
appiglio discreto
per non scivolare
quando il mare s'ingrossa
e ci ostiniamo a vivere
di vento e di sale


(da “Il funambolo sull’erba blu”)


IL GATTO SENZA CODA

Non c’era vento quel giorno
a far volare l’aquilone
e il filo ci pendeva tra le mani
come polpo appassito
senza che avessimo la forza
di aprire gli occhi sul mondo
a raccattare strette di mano.

Abbiamo fissato il soffitto
guardando il giorno annegare
nella bolla d’acqua dei se.
Gatti senza coda
orgogliosi di solitudine
sentendo la pioggia
prima che cadesse.
Eppure non faceva male
il nulla espanso
in cui divagare
lenti.

Era vita anche quella
in cui rinnegare i sogni
tenuti al guinzaglio
per proclamare
l’assenza di voglie
nel muto cerchio
del tempo.

START UP


da stagni di noia
la mente riparte
per sogni di frontiera

la pretesa del metronomo
è rinnegata dal tempo
che sgroppa nevrile

non ci sono divieti
niente sentieri obbligati
ci aggrappiamo alla vita

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