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domenica 17 febbraio 2008

Gezim Hajdari e la poetica dell’esilio.

















L’Albania è un paese che poeticamente ha molto da raccontare. La scrittura poetica di Hajdari non è solo un lavoro sull’elaborazione della separazione e del lutto, ma è un canto su tutto ciò che si lascia alle proprie spalle, su tutti quegli oggetti dell’esistenza che nel loro divenire pre-annunciano la perdita, lo svanire, la distruzione. Una modalità poetica che cerca instancabilmente di ricucire lo iato esistente tra vita e transitorietà dello scorrere del tempo, amore e separazione. Separazione per un poeta migrante non vuol dire semplicemente: incurvarsi sotto la nostalgia per le radici, per i confini, per la lingua. Essa costituisce un tendere la mano all’uomo per conoscersi meglio e comprendere meglio il mondo, stabilizzando un colloquio nuovo con l’Alto e con gli uomini. La separazione diventa salvezza per il poeta e la sua arte.
Hajdari costruisce una sua geografia personalissima di temi poetici che va oltre le categorie dell’Esilio, dell’Addio e dell’Identità. Parte dai Balcani per attraversare l’Europa, l’America, l’Oriente e l’Asia., ma anche il Paradiso e l’Inferno, il passato e il futuro. Abbraccia vari aspetti antropologici, letterari, sociali, politici ed etici, insomma, un percorso che tenta, con il passare del tempo, di diventare una enciclopedia umana. Nella sua penultima raccolta poetica Mal di Luna pubblicata dalla Besa editrice di Nardò (Lecce) il lettore subisce il fascino di una parola scarna, ridotta all’osso dal dolore, che penetra fino alle radici profonde dell’essere, recuperandone l’essenza, e rivelandone soprattutto il dilaniante disagio esistenziale, quel male di vivere di cui si intesse la cifra versica hajdariana. Mal di Luna costituisce un corpus poetico la cui tradizione è data dallo sradicamento di ogni tradizione, l’identità dal confronto con elementi in cui non ci si può riconoscere, la sua forza da una rabbia politica che non concede compromessi, la meta dal ricordo di una patria che si vorrebbe ma non si può dimenticare.

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