“Noi possediamo circa il 50% delle ricchezze del globo, ma solo il 6,3% della sua popolazione… In questa situazione, non possiamo che essere oggetto di invidie e di risentimenti. Il nostro vero compito nell’immediato futuro consiste nell’individuare uno schema di rapporti che ci consentano di mantenere tale posizione di disparità…Per poterlo fare, dovremo rinunciare a tutti i sentimentalismi ed i sogni ad occhi aperti; la nostra attenzione dovrà concentrarsi, sempre ed in ogni caso, sul nostro immediato obiettivo nazionale…Dovremo smetterla di parlare di obiettivi vaghi … e irreali come i diritti umani, l’innalzamento del livello di vita e la democratizzazione. Non è lontano il giorno in cui dovremo agire in termini di potere diretto.Meno saremo intralciati dagli slogan idealistici, meglio sarà per noi” (Studio n.23 del 1948, di Pianificazione Politica di George Kennan per il Dipartimento di Stato – pp.19/20).
Gli obiettivi della politica estera americana dal Vecchio al Nuovo Ordine Mondiale sono gli argomenti trattati nel volume I cortili dello zio Sam di Noam Chomsky, a cura di David Barsamian, per i tipi di Gamberetti editrice. Sembrerebbe che ad impegnarsi nell’analisi di tutte le strategie politiche sul piano internazionale, portate avanti dagli Stati Uniti d’America, ci si troverebbe coinvolti nel fornire un quadro non solo disorganico, ma alquanto caotico e disordinato del tutto, quasi non vi fossero delle strategie politiche sufficienti a stabilire una serie di regole puntuali tali da dare solidi punti di riferimento per affrontare la questione. In realtà questo accade ad un’analisi superficiale. Dalla seconda guerra mondiale gli Stati Uniti d’America sono usciti come il paese economicamente e militarmente più forte al mondo, e col passare del tempo tale forza e potenza non solo è andata ad aumentare, ma si è rinforzata, portando a far assumere all’establishment governativo americano, un eccesso di euforia, con non poco delirio di onnipotenza. Non solo è plausibile pensare all’uso preventivo della forza, e giustificarlo, contro i continui nemici dell’America che sono sempre sul punto di attaccarla ( con il costante terrore mediaticamente somministrato alla società civile dai media americani collusi con le forze governative) , laddove gli interessi economici degli investitori americani nel mondo sono minacciati da “tentativi democratici” di cultura del progresso per la gente (il Fondo Monetario Internazionale è un gigantesco racket internazionale delle estorsioni che offre finanziamenti ingenti ai paesi del Terzo Mondo in cambio della liberalizzazione selvaggia degli investimenti delle corporation americane a solo beneficio di quest’ultime e a scapito dell’economia del paese “saccheggiato”) , ma è altrettanto possibile osservare come una prassi costante di volontà di dominio nel mondo, proceda secondo uno schema ben consolidato: si fa uso della polizia, in quanto sono agenti spettacolari di controllo del sorgere del malcontento in grado di eliminarlo sul nascere, prima delle operazioni chirurgiche su larga scala, ovvero attraverso l’utilizzo dell’esercito interno al paese che si è in procinto di “colonizzare”. Se questo nemmeno risulta essere un’operazione utile, allora si utilizza le risorse militari proprie, cercando di ammortizzare quanto più possibile i rischi e i costi. Ulteriore modalità d’azione consolidata è il controllo di territori strategici, per risorse naturali, economiche o semplicemente perché geograficamente utili come postazioni di monitoraggio su obiettivi internazionali sensibili, attraverso il sostegno occulto, nella storia come sino ai giorni nostri, a sanguinari terroristi (fino a quando ovviamente non pestano i piedi al governo statunitense) come Somoza in Nicaragua, Marcos nelle Filippine, Duvalier ad Haiti, Saddam Hussein in Iraq, ed altri tra i quali Mobutu e Ceausescu. I cortili dello zio Sam, sono uno spazio vitale che tende ad allargare sempre più i suoi confini, arrivando a “macinare” qualsiasi cosa si trovi sul suo cammino. E quando lo zio Sam dice “I want you” dice io voglio il mondo!
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