Il primo libro di Giulia Carcasi per i tipi di Feltrinelli, ha come titolo "Ma le stelle quante sono": racconta la storia d'amore tra Alice e Carlo esordienti nello strano gioco della vita. Parlando con dati alla mano il volume è giunto alla dodicesima edizione e ben 120.000 copie vendute. Questo quando aveva poco più di vent'anni. Ora con il suo ultimo lavoro sempre per Feltrinelli, "Io sono di legno", si spiana la strada per diventare un vero e proprio caso editoriale. Nella prima settimana d'uscita ben 65.000 copie vendute. Non si tratta in questo caso di voler essere attenti solo al fenomeno commerciale. In realtà dati di tal sorta indicano un indice di gradimento molto forte per una scrittrice, che sembra voler sfidare il leviatanico Federico Moccia. Dati di vendita che attestano quanto la parola composta e sublimata in un'ottima prosa dalla Carcasi, ci porta dinanzi a della letteratura autentica, vera, in grado di commuovere e e solleticare il cuore. "Io sono di legno". Due voci narranti. Giulia, delineata con grande cura e spessore introspettivo dall'autrice, una donna sessantenne che si trova costretta a rivolgersi al diario segreto della figlia, Mia, rubandone colori, sensazioni e sentimenti, pur di recuperare quei codici indispensabili per costruire un dialogo quanto più sincero e trasparente, con quella strana e singolare creatura a lei "incatenata" da un indissolubile legame di sangue. Per Mia sono necessarie solo poche pennellate ... in fondo è un angelo caduto su questa terra, costretta a immaginarsi e viversi solo tra macerie. La chiave di volta, anche se potrebbe sembrare banale, in tutto il plot, è una lettera che Giulia scrive a Mia, ripercorrendo tutte quelle fasi agrodolci della sua esistenza che l'hanno portata all'età adulta, e a tutte quelle scelte che ti portano ad un bivio. E la scelta quasi mai è semplice, tanto da doversi armare di coraggio e attraversare il bosco. Due libri che hanno poco a che fare con il mestiere della scrittura, che Giulia Carcasi pure conosce. Questo suo periodare sincopato, pausato in maniera calibrata, tutto rielaborativo di categorie quali la separazione, il non detto, non è catalogabile come puro autocompiacimento narcisistico ... è l'autentica lotta di un'utopista tout court (dato che oggi viviamo ANCORA tra detriti e polvere) come la nostra giovane autrice, che vuole rendere fenomenicamente la parola e il suo suono, puro palpito, lacrima che sgorga tenera per una piccola meraviglia, stupore. Due libri assolutamente poco pop, ma imperdibili, perchè non vi prendono in giro!
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